Riparlando del senso della vita…

Oggi mi sono messo a rileggere quello che ho scritto in un precedente post, e mi è capitato spesso di sorridere delle tante cose per niente interessanti da me registrate con incoscienza e spavalderia nel grande mare magnum di Internet.
Però, su alcune righe mi sono soffermato, perchè mi sono sembrate intrinsecamente sincere. Di seguito uno stralcio.
“Sono andato sempre alla ricerca del “senso della vita”, e cioè di scoprire quale fosse quella cosa, che, unica, potesse farmi veramente felice.
Jache Palance, beato lui, in quel film di cui non ricordo il titolo, ma che debbo trovare, l’aveva trovata questa cosa, ed era guidare le mandrie da un capo all’altro di quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà.
Libertà che lui aveva conquistato, e che lo rendeva felice. Ma io non sono nato in Arizona, e non faccio il cowboy.
Nella mia vita ho creduto di scoprire di volta in volta una certa cosa che sembrava potesse rendermi felice… ma poi l’illusione svaniva, ed io mi sono ritrovato sempre punto e a capo.”
Ebbene, oggi io credo che quel film a sfondo psicologico, ma ormai maturo e privo della sua primigenia vitalità, abbia rappresentato la parola “fine”  per il western.   Annullati quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà,  e annullato anche quell’effimero  brandello di felicità, l’uomo  resta ancora più solo con i suoi piccoli e grandi malesseri.

I malesseri della società. Affrontarli, e cercare di superarli? Riconoscerli, e convivere con essi? Esorcizzarli parlandone, raccontando, parodiando, scherzando… Le scelte possibili sono tante.

Ma quale la scelta  migliore? Non saprei.

La peggiore?  Questo lo so: non fare nulla.

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