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La mente umana.

ottobre 17, 2008
La mente umana e lInfinito

La mente umana e l'Infinito

La TV sta trasmettendo la puntata di Roberto Benigni sul canto XXXIII dell’Inferno, dedicato ai traditori; precisamente quello che tratta anche di Ugolino, conte della Gherardesca, fatto prigioniero dai Ghibellini e lasciato morire di fame assieme ai due figli e a due nipoti nell’ oscura cella di una torre, detta poi Torre della fame.
Queste le immagini che scorrono sul monitor: Benigni, sul palco illuminato; un mare scuro di spettatori attorno; sullo sfondo, la chiesa di Santa Maria Novella, bellissima, ed illuminata.
Siamo all’ultima parte della puntata, la lettura del Canto. Benigni si sta paragonando ad una umile candela, la cui luce sarà offuscata dall’irrompere del sole quando egli inizierà la lettura, essendo il Sole rappresentato dalla potenza evocativa delle parole – poesia tragica ed altissima – di Dante Alighieri.

Suonano. Apro a Gino, il mio amico della porta a fianco.

Gino
prof, la mia TV non funziona. Posso vedere Benigni sulla tua?

prof
Ma certo, accomodati! Per me è un piacere. Ci faremo compagnia.

Generalmente, quando si ascolta musica di Mozart, Verdi, Brahms, o si legge una poesia del Leopardi, o si assiste ad un evento straordinario come quello di stasera, la mente umana, non più inviluppata nei comuni fatti quotidiani, si libra leggera a maggiori altezze, libera di speculare sui temi più universali, e, fatto straordinario, riesce ad indagare anche su se stessa.
Considerando la genialità della mente di questi grandi giganti della storia dell’umanità, e mentre Gino ascolta Benigni che legge il Canto di Dante, mi metto a pensare al mistero della mente umana.
Gino nota la mia distrazione, e mi chiede a cosa sto pensando. E quì inizia una strana chiacchierata, di cui riporto quello che più ricordo, tra me e Gino (ndr. almeno inizialmente, per chiarezza di lettura, mi riferirò a quest’ultimo citandolo con il suo nome, o con il termine ‘amico
‘; a me stesso, con prof
).

Gino
Per te, che cosa è la mente umana?

prof
Penso sia l’insieme di alcune capacità del cervello, come l’intelligenza, la memoria, la coscienza, l’affettività; ma questi sono concetti astratti, che scientificamente non definiscono nulla.
Non credo si possa definire esattamente la mente, in base alle attuali conoscenze. D’altra parte, anche il cervello non è completamente conosciuto, però sono ben note alcune sue caratteristiche.

amico
Per caratteristiche intendi forse proprietà come ad esempio la complessità della sua struttura?

prof
Non solo complessità, ma anche specificità, e altro ancora.
Il cervello umano è certamente la cosa più complessa esistente sul pianeta Terra, e forse anche nell’universo, che è immenso, ma strutturalmente semplice, essendo in definitiva formato dalle molteplici combinazioni delle sue tre particelle stabili e fondamentali – il protone, l’elettrone, ed il neutrone – , e basta salire di qualche livello per avere la maggior parte delle sostanze di cui l’universo è costituito, e cioè sostanzialmente idrogeno, elio, e plasma.

amico
Alt! Sull’argomento, desidero fare una semplice chiacchierata, e non una discussione impegnata. E cioè, vorrei parlarne in termini semplici, giusto per ciò che potrebbe soddisfare la nostra curiosità, e che potrebbe al più esserci di aiuto a conoscere meglio noi stessi.

prof
Però tu dimentichi che queste cose che diciamo poi io le metto sul blog, ed il pubblico di Internet spesso è esigente, e non vuole solo opinioni e riflessioni, ma anche fatti, notizie.
E’ però possibile una soluzione di compromesso: procediamo per parole chiavi, una specie di rapida comunicazione telegrafica, cercando di chiudere rapidamente il cerchio.

amico
Ok, comincio io.
Quando si parla dell’origine delle cellule eucariote, e dell’ipotesi di Jacques Monod, e poi ancora del codice genetico e della sintesi delle proteine, mi sono chiesto se possa esistere una intelligenza della natura.

prof
Intelligenza della natura è una espressione forte, troppo impegnativa!
Però, non possiamo di certo negare che esistono in natura meccanismi intelligenti. La cellula stessa è come un sofisticatissimo laboratorio chimico automatizzato, il cui software è fornito da madre natura; ovviamente, non conosciamo il meccanismo con cui si è formata la prima cellula eucariota, perchè ciò equivarrebbe a conoscere l’origine della vita.
Se si tiene conto del DNA, della sintesi proteica, dell’origine delle specie naturali, e della differenziazione cellulare, noi ritroviamo scritti nel libro della natura tanti principi fondamentali delle scoperte umane. Quindi, in questo senso, la natura è intelligente.

Stringiamo. Se dico cervello, qual’è il mattone corrispondente?

Non c’è dubbio: neurone.
L’organismo umano è formato da almeno 200 tipi di cellule che hanno caratteri diversi e ruoli diversi.
Il neurone è uno di questi tipi. Come le comuni cellule, i neuroni hanno un nucleo, un citoplasma ed una membrana cellulare, e svolgono le stesse funzioni di una normale cellula, dalle quali però differiscono sostanzialmente per due aspetti: non si rigenerano; e, oltre alle normali funzioni della cellula standard, trasportano informazioni.

Andiamo piano. Ora stiamo correndo troppo! Che cosa intendi per trasporto dell’informazione?

Semplicemente questo: i neuroni trasportano tutte le informazioni necessarie dal corpo al cervello, e dal cervello al corpo.
Per esempio, se stai alla fine di una striscia pedonale e vedi un’auto che ti sta venendo addosso, il cervello trasmette all’apparato senso motorio tutti i segnali necessari a farti saltare sul marciapiedi; questi segnali sono diretti dal cervello al corpo. E mentre mi stai ascoltando, le informazioni che ti sto fornendo vengono memorizzate in una ben precisa posizione del cervello.
Quando invece mi comunichi qualcosa, sono interessate altre zone del cervello.
Lo scambio di informazioni avviene tramite segnali elettrochimici; il segnale è elettrico all’interno del neurone, ed è chimico (neurotrasmettitore) tra un neurone e quello adiacente. I neuroni sono provvisti di prolungamenti specializzati chiamati dendriti ed assoni, di sinapsi (strutture specializzate per la comunicazione) e di neurotrasmettitori (sostanze chimiche).

C‘è un punto che non mi è chiaro.
Quando è comparsa la prima cellula eucariota (circa 900 milioni di anni fa), essa faceva parte di un organismo molto semplice, i cui neuroni di conseguenza svolgevano un numero di funzioni certamente meno elevato di quello relativo ai neuroni dell’Homo sapiens (comparso appena 200 mila anni fa).
La domanda è questa: come si spiega l’aumento di complessità del neurone, se tutto di esso è scritto e sigillato nel suo DNA?

La risposta risiede in due parole chiavi: evoluzione delle specie, e differenziazione cellulare.
Poco fa, hai citato Jacques Monod. Nel suo famoso libro, ‘Il caso e la necessità‘, spiega tutto esaurientemente.

Abbiamo tralasciato la non rigenerazione dei neuroni. Se è proprio vero che i neuroni, a differenza degli altri tipi di cellule, non si rigenerano, allora dobbiamo dedurre che il loro numero dimuinisce nel corso della vita.

Purtroppo si. Ma mentre il numero dei neuroni diminuisce (ovviamente perchè muoiono per senescenza o altre cause), fortunatamente cresce il numero di collegamenti tra tutti i neuroni, specie in presenza di un’attività mentale. Si dice che il cervello è plastico.

Siamo giunti all’argomento principale: la mente umana.
Nell’antichità si pensava che sede delle funzioni mentali fosse il cuore. Poi si capì che tali funzioni – indifferentemente riferite alla mente come sinonimo anche di psiche o anima – risiedono almeno in buona parte nel cervello, in senso restrittivo, e più generalmente nel sistema nervoso centrale.
L’introduzione della Psicologia Scientifica Contemporanea (P.S.C., Wundth, anno 1878) determinò il nuovo orientamento verso quella che F. Lange efficacemente definì “psicologia senza l’anima”, divenuta – quest’ultima – esclusivo oggetto di indagine metafisica o filosofica, e quindi una entità ben distinta dalla mente. Ma pare che oggi il problema più scottante sia rappresentato dal fatto che si conoscono le funzioni della mente, si fanno delle ipotesi sulla loro localizzazione, ma sappiamo molto poco sui loro meccanismi.

Proprio così.
Quella della mente è una definizione astratta. Solo il progresso scientifico potrà darne, in un futuro che auspichiamo vicino, una corretta e completa interpretazione.
Ipotesi? Per carità, no! Internet è pieno di migliaia di ipotesi di ogni genere: filosofiche, teologiche, avveniristiche, fantascientifiche, ecc.; perciò, conviene lasciare il campo delle ipotesi a quelle menti geniali che aprono proficue scorciatoie alla ricerca scientifica. Riflessioni, si. Un tipo di approccio interessante potrebbe essere come si pone la mente umana di grandi personaggi di fronte al mistero dell’universo. Un altro approccio, fondamentale, potrebbe essere il contributo della poesia alla percezione dei grandi misteri, tra cui la mappa completa della mente umana e dei suoi meccanismi, e altri ancora, fino a quello, probabilmente irrisolubile, della vita, e di cosa c’è oltre di essa.

Mi fai ricordare il film di Stanley Kubrik, “2001: Odissea nello spazio”. Kubrik disse

di aver voluto rappresentare un’espressione visiva, che aggirasse la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’incoscio.

Odissea nello spazio

2001:Odissea nello spazio

Ricordo, infatti, il grande monolito nero (simbolo di una intelligenza cosmica?) che compare in ciascuno dei tre episodi del film, e la mente umana che lotta per la sopravvivenza contro quella artificiale di HAL. E poi ancora, i grandi silenzi in assenza d’aria, fuori dell’astronave, e sopratutto il viaggio spettacolare della navicella catapultata attraverso una specie di buco nero nello spazio e nel tempo. A parer mio, alcuni riferimenti, come ad esempio il monolito, ed altri ancorta, sono volutamente indefiniti, per aumentare quel sottile senso di angoscia e di paura, abbastanza palpabile da parte dello spettatore specie alla fine del film.

Io invece penso alla poesia “L’infinito”, di Giacomo Leopardi.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

La siepe e lInfinito

La siepe e l'Infinito

Di seguito, alcune riflessioni del Poeta sulla situazione psicologica in cui nacque l’ispirazione:

… La cagione è la stessa, cioè il desiderio dell’infinito, perchè allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione ed il fantastico sottentra al reale. L’anima si immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe , se la sua vista si estendesse da per tutto, perchè il reale escluderebbe l’immaginario.

Faccio solo rilevare quanto accennato sul ruolo della poesia, e della letteratura in genere (chi non ricorda gli scritti di Jules Verne), come anticipatrice o interprete di misteri come quello della mente umana.
Poche osservazioni. Mentre il film di Kubrik – come tu dici – è a tratti angosciante, la dolcezza dei versi nella poesia “L’infinito” permane immutata fino alla fine:

interminati spazi di là da quella, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura

Ma poi, si verifica il superamento dello spavento. Tutto è ricondotto alle quotidiane esperienze umane:

E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando…

La mente del Poeta, sentendosi parte del tempo – il “susseguirsi delle stagioni” – e dello spazio infinito, ad esso, provandone un piacere, si abbandona:

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio, ed il naufragar m’è dolce in questo mare.

La visione del Poeta è cosmica.
La complessità della sua mente riesce a contenere l’idea dell’universo infinito.
…………….
…………….

Poi mi sveglio.
La puntata di Benigni è finita.
L’amico Gino non c’è … ma è mai venuto?
Scherzi della mente, troppo complessa per essere compresa e descritta scientificamente, ed a mala pena percepita in circostanze come quelle di stasera.
Mi avvicino al balcone, e do uno sguardo giù. La luce gialla dei lampioni illumina vivamente la piazzuola sottostante e le due strade che vi confluiscono ad angolo retto. Nessun passante; uno scenario quieto, immobile, quasi irreale.
Domani mattina, tutto ritornerà come prima, con i soliti fatti quotidiani, rassicuranti.
Spengo il televisore, e vado a dormire.

Cicerone80.


Argomenti correlati (per approfondimenti):

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_la%20mente%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20cellula%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20il%20cervello%20umano.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20mente%20umana.htm

http://www.brainconnection.com/topics/?main=gal/cns-home

La cataratta

agosto 24, 2008

Ρeriodicamente accompagno mia moglie all’Ospedale San Leonardo dal dr. Salvatore Troisi per controlli generici e di prevenzionee alla vista. Ho pertanto il piacere di parlare con il mio illustre amico di tante cose interessanti. Sapendo della mia passione per Internet, poco tempo fa mi chiese: “Come si fa a pubblicare un articolo su Internet?”.
Ed io: “Mandami l’articolo via e-mail, e te lo pubblico immediatamente”.
L’articolo , chiaro ed interessante, assolutamente integro, è di seguito riportato.
Buona lettura.

  

A proposito di problemi di vista, si parla spesso di cataratta; cosa si intende esattamente con questo termine?

La cataratta consiste nella opacizzazione del cristallino con perdita parziale o completa della sua normale trasparenza. Il cristallino è una delle due lenti dell’occhio (l’altra è la cornea), che permette la focalizzazione delle immagini sulla retina.

         

 Perché si chiama così?
L’origine del termine cataratta è illustrata nel 1748 nelle “Opere chirurgiche” di Fabrizio d’Acquapendente: “La soffusione, così chiamata dai Latini, dai Greci hypochyma, dagli Arabi acqua, è anche chiamata volgarmente cataratta, prendendo questo nome da quelle porte saracinesche, che nelle città e nei castelli scendono dall’alto in basso ed impediscono il passaggio”.
I Greci ritenevano che si trattasse di una goccia di umore dell’occhio coagulato dietro l’iride; gli Arabi pensavano che questa goccia di umore provenisse dal cervello e coagulasse nell’occhio per la presenza di una temperatura più bassa.

 
Quali sono le cause della cataratta?

Il più delle volte l’opacamento del cristallino è legato semplicemente a fenomeni di invecchiamento (cataratta senile). Alcune forme sono congenite, come nel caso di malattie genetiche o di infezioni contratte dalla madre durante la gestazione, come la rosolia. La cataratta può derivare anche dall’abuso di alcuni farmaci, come il cortisone, e da eccessiva esposizione a radiazioni, comprese quelle della luce solare. E’ favorita inoltre da malattie metaboliche, come il diabete, da traumi oculari e da malattie infiammatorie dell’occhio.
Tutti questi fattori agiscono determinando una ossidazione delle proteine che costituiscono la struttura del cristallino, alterandone la caratteristica trasparenza.

 

 Dopo una certa età si verifica sempre la formazione di una cataratta?
Non obbligatoriamente. Vero è che a partire dalla sesta decade di vita il rischio di formazione di opacità della lente aumenta progressivamente con l’età, soprattutto nei soggetti che soffrono di diabete o geneticamente predisposti. Spesso si tratta di un processo lento che, almeno nelle prime fasi, non è associato a particolari sintomi, né a disturbi della vista rilevanti.

 

 Che cosa comporta la formazione della cataratta?
La cataratta determina una progressiva riduzione delle capacità visive e fastidiosi fenomeni di abbagliamento, in quanto ostacola il passaggio della luce all’interno dell’occhio. Nelle fasi iniziali può svilupparsi ipermetropia o miopia a causa di una deviazione dei raggi luminosi provocata dall’opacità; altre volte si verificano frequenti variazioni di un preesistente difetto visivo, con la necessità di cambiare più volte la correzione.
Nelle forme molto avanzate la vista si riduce fino a percepire soltanto luci ed ombre.

 

 Si tratta di una malattia molto  frequente?
E’ la prima causa di cecità curabile nel mondo. Si ritiene che oltre venti milioni di persone hanno perso la vista in seguito allo sviluppo di una cataratta, in particolare nelle popolazioni in via di sviluppo.

 

 Come viene diagnosticata?
La diagnosi viene effettuata in seguito ad un esame completo eseguito dallo specialista oftalmologo, che è in grado di differenziare la cataratta da altre malattie che provocano riduzione della capacità visiva, di valutare l’entità del problema e la presenza di eventuali altre patologie associate. Infatti, solo con una valutazione globale del quadro clinico è possibile formulare correttamente il piano terapeutico ed una indicazione prognostica.

 

 Qual è la cura?
L’unica terapia possibile della cataratta è la rimozione chirurgica e la sua sostituzione con un cristallino artificiale (lente intraoculare o IOL).Non esistono infatti farmaci o altre procedure in grado di ridare trasparenza e lucentezza ad un cristallino opacato.

 

 Come viene operata la cataratta?
Le tecniche operatorie hanno subito una costante evoluzione nel tempo.
Anticamente si effettuava semplicemente lo spostamento del cristallino catarattoso mediante la tecnica dell’”abbassamento” con un particolare ago metallico che veniva introdotto nel bulbo oculare attraverso la sclera. In questo modo il cristallino veniva fatto scivolare nella camera posteriore dell’occhio, in modo da portarlo al di fuori del percorso dei raggi luminosi, che però giungevano sfuocati sulla retina in quanto veniva meno l’effetto di questa potente lente convergente. E’ facile immaginare come questo intervento esponesse a gravi complicazioni infettive, sia per le modalità di esecuzione,  sia per le reazioni infiammatorie indotte da un tessuto alterato deposto in una sede atipica. Il passo successivo è stato quello di asportare la cataratta in toto, assieme alla capsula che l’avvolge. Questa tecnica, detta “intracapsulare”, è stata proposta per la prima volta da Daviel nel 1748. Nel secolo appena trascorso c’è stato l’avvento della metodica “extracapsulare”, che prevede la conservazione di parte della capsula che normalmente avvolge il cristallino. In questo modo è possibile l’inserimento al di dietro dell’iride di un cristallino artificiale, in grado di ripristinare la corretta focalizzazione dei raggi luminosi sulla retina.
Negli ultimi anni si è imposta la tecnica di “facoemulsificazione”, mediante l’uso di una sonda ad ultrasuoni, che frantuma ed aspira la cataratta attraverso una piccola incisione. Con questa tecnica è stato possibile ridurre i tempi dell’intervento, il rischio di complicazioni e l’ampiezza dell’incisione, che può essere inferiore a tre millimetri ed autosigillante, senza necessità di sutura. Viene quindi inserita una lente intraoculare pieghevole (vedi immagine), perfettamente tollerata dall’occhio, con riabilitazione ottimale della funzione visiva e minima invasività.

 

 L’intervento può comportare  complicanze?
Non esistono interventi esenti da complicazioni. Con le attuali tecniche, l’intervento è da considerarsi abbastanza sicuro e può essere eseguito anche in day surgery o in regime ambulatoriale. Complicanze intraoperatorie (rottura capsula posteriore, prolasso irideo, prolasso vitreale, caduta di frammenti di cataratta nel vitreo, emorragie coroideali, ecc.) possono verificarsi soprattutto nelle cataratte complicate da altra patologia e sono in genere dominabili dal chirurgo mediante appropriate manovre. Complicanze post-operatorie, quali l’ipertono, l’edema corneale e le infezioni endobulbari, possono presentarsi anche dopo un intervento eseguito a regola d’arte.
Queste evenienze sono generalmente rimediabili soprattutto se diagnosticate ed affrontate tempestivamente. Tuttavia, in una minima percentuale di casi le complicanze più serie possono condurre anche alla perdita della funzione visiva.

 

 Quando operare?
Ovviamente non tutti i pazienti affetti da cataratta necessitano di un intervento chirurgico. La maggior parte dei casi presenta una lenta evoluzione che non provoca significativo deterioramento della visione per molti anni.
L’intervento va effettuato quando l’entità dell’opacamento del cristallino interferisce con la visione al punto da ostacolare l’espletamento delle normali attività. Oggi non si attende più la cosiddetta “maturazione” della cataratta, che, al contrario, comporta maggiori difficoltà nella emulsificazione del cristallino con la tecnica ad ultrasuoni; la indicazione chirurgica viene posta in base ad una valutazione globale e soprattutto in considerazione delle difficoltà incontrate dal paziente.

 

 E’ possibile effettuare una prevenzione specifica?
Non è possibile evitare in senso assoluto la formazione della cataratta.
La protezione dai raggi ultravioletti con lenti ad alto potere filtrante in caso di eccessiva esposizione ai raggi solari ed una alimentazione ricca di vitamina C ed E ed altri fattori antiossidanti sembra comunque rallentare la progressione della malattia
.
Dottor Salvatore Troisi
Specialista in oftalomologia

Segnalo un altro interessante e recentissimo articolo del dr. Salvatore Troisi  pubblicato su un giornale cittadino, e visualizzabile cliccando sul seguente indirizzo:  http://www.oltrenews.it/notizie_alvist.html
Nota: la prima delle due immagini è stata presa da Google Immagini, mentre la seconda al seguente indirizzo (cui si rinvia per un approfondimento sulla tecnica chirurgica): http://www.vedo.net/src/catarattachir.html

Food Court Musical- Napkin Song

giugno 15, 2008

Segnalo a Gianluca, giovane laureando in informatica, nipote di mia moglie e amico mio, questo divertente video, affinchè lo faccia vedere anche alla sua compagna – che si dice sia una bella ragazza, non meno di lui! – e che però ancora non mi è stata presentata.

 

Qualche info.
La scena si svolge al food court (punto di ristorazione) del Centro Commerciale Baldwin Hills, ubicato in una zona centrale di Los Angeles. L’ autore, che compare alla fine del video nell’atto di dare alla cassiera il tovagliolo, è Charles Todd, e la sua organizzazione è la Improv Everywhere ( http://it.youtube.com/user/ImprovEverywhere ).
Questo video è il risultato di una perfetta collaborazione tra Charles Todd ( http://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Todd ) e la Direzione del Baldwin Hills.
Bravissimi gli agenti-attori del video (la simpatica cassiera, l’uomo mostarda, la mamma seduta tra i clienti che mangiano,  il custode che scopa,  la guardia di sicurezza), che in un crescendo buffo e divertente chiedono tutti, cantando, un  …napkin, please!
Per i dettagli, vai a:
http://improveverywhere.com/2008/03/09/food-court-musical/

Non credo che ai food court di Torino (Le Gru) e Manchester si facciano tali tipi di show. Noi europei siamo più smaliziati degli americani, che invece sono un pò bambinoni; e poi, il livello di gradimento del video in questione varia da persona a persona: mia moglie, per la verità,  si è poco entusiasmata, e invece a me  è piaciuto molto, sopratutto per  la scelta della canzone, per il buon gusto con cui è stata eseguita, e per l’ottima riproduzione musicale. 
Ad ogni buon conto, a chi è piaciuto il video (e ha qualche difficoltà, com nel mio caso, nel capire la pronunzia inglese) fornisco anche uno stralcio del testo della canzone.

“CAN I GET A NAPKIN (PLEASE)”
BY SCOTT BROWN & ANTHONY KING
INT. FOOD COURT OF BALDWIN HILLS MOLL, LOS ANGELES (CALIFORNIA).

Una ragazza alla cassa (CASHIER) aiuta un cliente ad aprire una limonata dall’altra parte del banco, poi comincia a cantare.
(NOTA: Tutte le scritte in MAIUSCOLO sono  CANTATE; il resto è PARLATO.)

CASHIER
DIET SODA
SPILT ACROSS THE COUNTERTOP
THERE’S ICE AND SODA EVERYWHERE NOW
I GOTTA CLEAN IT UP!
(Parte il fondo MUSICALE – la CASSIERA salta sul banco).
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?    
(lei butta in aria alcuni napkins, cioè “tovaglioli” )
I’M GONNA NEED SOME JUST LIKE THESE
I’VE GOT THREE OR FOUR
BUT I MIGHT NEED MORE
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?!
L’uomo MOSTARDA (MUSTARD GUY), che sta seduto ad un tavolo attiguo al food court, inizia a cantare.
MUSTARD GUY
Aw man!
CAN I GET A NAPKIN TOO, BY CHANCE?
I HAVE SPILLED SOME MUSTARD ON MY PANTS
WHAT A PAIN!
IT’S A SHAME!
THIS IS PROBABLY GONNA STAIN
IF I DON’T GET A NAPKIN
CASHIER
WE BOTH NEED NAPKINS THAT’S A FACT
MUSTARD GUY
That’s true!
IT’S NAPKINS THAT WE LACK
CASHIER
WE’RE AGREED
WE’RE IN NEED
MUSTARD GUY
ON OUR KNEES WE HUMBLY PLEAD
MUSTARD GUY (CONT’D)
CAN WE GET A NAPKIN PLEASE!
CASHIER & MUSTARD GUY
(they start going up to people
individually)
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?
I PROMISE THAT I’M NOT WASTING TREES
CASHIER
I’LL TAKE ONE FROM YOU
MUSTARD GUY
AND THAT HOT GIRL TOO
CASHIER & MUSTARD GUY
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?
From nearby in the food court, we hear from a MOTHER with her baby (fake?).
MOTHER
I need a napkin!
I’VE GOT AN INFANT IN MY ARMS
AND I DON’T MEAN TO RAISE ALARM
SHE JUST HURLED
ON MY PEARLS
SHE’S MY DARLING LITTLE GIRL
BUT CAN I GET A NAPKIN?
Un PORTIERE ( JANITOR, custode) lì vicino entra in azione. Sta scopando.
JANITOR
I’M THE JANITOR
THE WORKING MAN YOU ALL IGNORE
MOPPING UP THIS DIRTY FLOOR
BOY, MY LEFT FOOT SURE IS SORE
JANITOR (CONT’D)
AND I
JUST WANT A CHANCE
TO SHOW THE WORLD
THAT I CAN DANCE
CASHIER, MUSTARD GUY & MOTHER
I JUST WANT THE
CHANCE TO SHOW THE
WORLD
DANCE BREAK!
JANITOR balla con il suo moppo (scopa di filacce). MOTHER balla con il suo bambino (fantoccio?).
………………………………………………..
……………………………………………….

SECURITY GUARD parts the singing crowd.
SECURITY GUARD
What’s goin’ on here?
CASHIER
We need more napkins!
Una pausa di tensione.
SECURITY GUARD
I’m on it.
(he speaks into the walkie-talkie)
GET ME SOME NAPKINS UP HERE STAT
THE UPPER FOOD COURT’S WHERE I’M AT
(to crowd)
LISTEN UP
GIRLS AND GUYS
I AM AUTHORIZED
TO SEARCH YOU FOR NAPKINS
ALL
PLEASE GIVE US NAPKINS!
………………………………………
……………………………………..
ALL
CAN WE GET A NAP
CAN WE GET A NAP
They all form some sort of giant chorus line.
ALL MEN
CAN WE GET A NAPKIN PLEASE?
ALL WOMEN
WE LOVE THEM!
ALL MEN
WE PROMISE WE’RE NOT WASTING TREES
ALL WOMEN
TREES! TREES!
They lift the CASHIER over there heads and carry her towards her counter.
MALL WALKERS (CONT’D)
ALL
THIS CASHIER
RIGHT HERE
NEEDS ASSISTANCE, THAT IS CLEAR
CAN SHE GET A NAPKIN…
CHARLIE TODD le porge un tovagliolo.
CHARLIE TODD
Here’s a napkin.
CASHIER
PLEASE!
Ciascua persona si allontana dal gruppo disperdendosi per il Centro. La CASHIER ritorna al suo lavoro.

Voci correlate:
http://en.wikipedia.org/wiki/Food_court
http://www.igigli.it/Index.aspx?idmenu=2561
http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Trafford_Centre.jpg

Un esame cistoscopico al San Leonardo.

giugno 10, 2008

Salerno. Ore 15.30 circa. Lascio la mia Alfa 156 al parcheggio dell’Ospedale San Leonardo, vado allo Studio di mio figlio, neuro-radiologo, che mi consegna subito una bottiglia d’acqua da bere tutta prima di sottopormi ad un esame ecografico, necessario per delle ematurie  riscontrate nelle urine.

Ore 17.00 circa. Riprendo la mia Alfa 156 al parcheggio, e torno a casa…però dopo essere stato sottoposto ad  un esame cistoscopico, della durata effettiva di non più di dieci minuti!
Ovviamente, non per errore, perché qualsiasi paziente conosce bene la differenza tra ecografia, tecnica per  nulla invasiva, e cistoscopia, leggermente invasiva (questo termine medico va interpretato nel senso letterale, con conseguenze ed effetti collaterali più o meno spiacevoli).

 

Tale fatto ha una spiegazione naturale: mi è scappata la pipì prima di potermi stendere sul lettino per l’ecografia, per cui, poco dopo mi sono ritrovato sdraiato su un altro lettino, quello dell’urologo, in una posizione davvero poco dignitosa. Soprattutto, con altra disposizione d’animo, se si tiene conto che una precedente ecografia mi era stata fatta qualche giorno prima da una giovane dottoressa bionda.

Per la verità, con il senno del poi, ho il sospetto che la cosa sia stata abilmente pilotata da mio figlio, che voleva chiudere subito il cerchio su questa cosa per la quale tutti sanno che non c’è tempo da perdere.
Naturalmente, siccome non sono mica un pacco da depositare indifferentemente su questo o quel lettino, come persona ho prima chiacchierato con l’urologo.
Questi i passaggi salienti. Lui: “Avvertirà solo un  fastidio”. Io: “Ma il mio medico di famiglia mi ha detto che è una cosa dolorosissima…!”. Per la verità,  a  cose fatte, posso dire che è stato solo poco di più di un leggero fastidio.

 

Ma due sono le cose serie, da persona seria di 74 anni, di cui voglio parlarvi.

Primo. L’esame citoscopico è risolutivo, certo, diretto, inequivocabile. Per fortuna, per inciso, nulla di positivo nel mio caso. Ma la vita è troppo preziosa, a 74 come a 18 anni, per metterla in gioco per un po’ di fastidio… non dolorosissimo. Ah, i pregiudizi! Offuscano le menti. Sono la melassa di ogni azione. 

Secondo. Questo esame cistoscopico, per fortuna negativo, mi ha consentito di  conoscere un bravo e giovane urologo.
Per dimostrargli la mia riconoscenza, gli ho promesso di inviargli una e-mail con le istruzioni del corretto utilizzo dei link e dei permalink. A mio parere, se ben adoperata, l’e-mail (specie se integrata in un sistema di iscrizione a  newsletter, comunità scientifiche, ecc) è uno strumento potente e flessibile non solo a livello di comunicazione scientifica, ma anche per qualsiasi progetto innovativo, scientifico o di altra natura.

Quando glielo detto, ho visto un lampo d’interesse autentico nei suoi occhi. E ciò mi ha fatto piacere.

 

Cicerone80, alias Oniferez.

Breve approfondimento sul permalink

giugno 9, 2008

L’ utilità del permalink consiste nel fatto di continuare a funzionare anche quando l’articolo cui si riferisce viene rinominato o spostato: in definitiva, siamo in presenza di un link permanente al post (questo è il termine equivalente di “articolo pubblicato” nel gergo tecnico anglosassone, da cui anche il verbo postare, nel senso di pubblicare un articolo). Ora, specie nei blog molto movimentati, accade frequentemente che un articolo viene spostato o rinominato; ebbene, in tali casi, eccezion fatta per il caso di eliminazione dell’articolo, il collegamento permane.

Ma cosa occorre fare nel caso che desideriamo inserire un permalink in una pagina web o in articolo di WordPress in modalità HTML?
La risposta è: quello che facciamo per il link!

Riportiamo la descrizione delle operazioni essenziali da eseguire (* questa è una buona occasione per il visitatore neofita di iniziare l’apprendimento dell’utilissimo linguaggio HTML!):

  1. In modalità HTML del post (o nella pagina web),  incollare la seguente struttura generale del link:
    <a href=”coda_risorsa“>testa_risorsa_clic</a>

    nel punto del post in cui si desidera far comparire il collegamento;
    “coda risorsa”
    sta ad indicare l’indirizzo della risorsa cui vogliamo collegarci;
    testa_risorsa_clic sta a significare il testo su cui occorre fare clic per essere collegati alla predetta risorsa.
  2. “Catturare in memoria” l’ URL  del post ( e cioè il permalink) che vogliamo visualizzare, e cioè:
    1. Puntare il mouse sul permalink (* in WordPress il permalink sta nel Titolo del post).
    2. Clic_destro, e poi ancora clic su “Copia collegamento”.
    3. Incollare l ‘ URL “catturato” (permalink) al posto di coda_risorsa tra i due apici, e cioè così:
      <a href=”https://zeferino.wordpress.com/2008/06/08/e-mail-link-e-permalink/“>testa_risorsa_clic</a>  
  3. Al posto di testa_risorsa_clic, scrivere il testo su cui cliccare per collegarsi al post di destinazione, e cioè:
    <a href=”https://zeferino.wordpress.com/2008/06/08/e-mail-link-e-permalink/“> E-mail, link e permalink_clic </a> 

Ovviamente, in questa struttura generale del link abbiamo usato tre colori diversi per evidenziare meglio i punti di inserimento.


Per una spiegazione esauriente sui link, consultare i seguenti indirizzi:

 

Per chi è molto esigente:

I permalink hanno diversi formati, riconducibili però ad un modello generale che comprende, oltre l’URL, la data di inserimento, il titolo, il nome dell’autore e una voce di commento.

L’ubicazione del permalink nel post dipende dal tipo di Blog.
WordPress lo “nasconde” nel titolo, e lo mette in formato HTML nella modalità HTML di “Scrivi” l’articolo.
LIBERO  e BLOGGER lo mettono in fondo all’articolo.

Alla prossima.

Cicerone80, alias Oniferez.  

E-mail, link e permalink.

giugno 8, 2008

Un modo pratico e veloce per segnalare ad un amico un sito o una pagina interessante è quello di spedirgli una e-mail  contenente il link all’ Home Page o alla pagina.

Con un semplice clic, il destinatario può visualizzarne i contenuti.

 

Ad un esperto, basta ricordare:

  • di copiare l’indirizzo del post, o della pagina web, o del sito dalla finestra del browser
  • di incollarlo nel punto dove occorre del post, o della pagina web, o del sito

 

Il neofita tenga comunque conto del concetto su esposto, e si attenga alle seguenti dettagliate (cioè, noiose!) istruzioni.
Dopo aver scritto l’ e-mail, per inserire il link nell’ e-mail occorre  fare le seguenti semplici operazioni:

  1. Navigare con il proprio browser fino al  sito o alla pagina in questione.
  2. Selezionare l’indirizzo della Home Page del sito o della pagina nella finestra degli indirizzi.
  3. Portare il cursore del mouse in un punto qualsiasi della selezione, fare clic_destro sul mouse, e poi ancora cliccare su “Copia” dal menu a tendina contestuale apparso
  4. Portarsi con il cursore nel punto dell’e-mail dove occorre inserire il link, fare di nuovo clic_destro, e poi ancora cliccare su “Incolla”  dal menu a tendina contestuale apparso.

 

Se si ha qualche difficoltà a effettuare la selezione di cui al punto 2., si tengano presenti i seguenti suggerimenti e/o alternative:

  • Un modo semplice per selezionare è quello di portare direttamente la freccina del mouse sull’indirizzo, avendo cura di non inserire il cursore nella finestra degli indirizzi: facendo clic, l’indirizzo compare su fondo marrone, segno che è stato selezionato.
  • Un altro modo è quello di inserire il cursore all’inizio dell’indirizzo e, tenendo premuto il tasto sinistro del mouse, “trascinare“ il cursore verso destra fino alla fine dell’indirizzo (ovviamente, si può fare anche all’incontrario, posizionando il cursore alla fine).
  • Un terzo modo è quello di posizionare il cursore in un punto qualsiasi dell’indirizzo, fare clic_destro e poi ancora clic su “Seleziona tutto”.

 

 

Se si ha qualche difficoltà a effettuare l’operazione di cui al punto 3. (Copia), si tenga presente la seguente alternativa:

  • Si può fare clic su Modifica, e poi ancora clic su “Copia” del menu a tendina; oppure, applicare la combinazione dei tasti Ctrl + C.

 

Se si ha qualche difficoltà a effettuare l’operazione di cui al punto 4. (Incolla), si tenga presente la seguente alternativa:

  • Si può fare clic su Modifica, e poi ancora clic su “Incolla” del menu a tendina; oppure, applicare la combinazione dei tasti Ctrl + V.

 

 

 

Capita spesso, a causa sopratutto della loro crescente diffusione, di dover segnalare via e-mail un articolo interessante su un blog.
Il collegamento ipertestuale all’ articolo di un blog è detto permalink, acronimo dell’inglese permanent-link.
Parleremo di questo link permanente, e di altro ancora, in un successivo approfondimento.

Vediamo ora, invece, cosa occorre fare per inserire un permalink in una e-mail. Le operazioni sono le seguenti:

  1. aprire il blog,  portarsi sul titolo dell’articolo  in questione e puntare su di esso  la freccina del mouse; per i blog tipo WordPress, compare un riquadro, con dentro scritto: “Link permanente a titolo articolo” .
  2. senza fare nessun altro movimento, fare clic_destro  sul titolo dell’articolo e cliccare su “Copia collegamento” nel menu a tendina  contestuale
  3. posizionare il cursore del mouse  nel punto dell’ e-mail in cui si desidera incollare il collegamento
  4. fare clic_destro e cliccare su  “Incolla” nel menu a tendina  che compare.

A seconda del blog, il permalink può trovarsi in punti diversi del blog: o nel titolo, come per WordPress e altri tipi di blog; oppure,  in fondo all’articolo, come in Libero e altri blog, con la scritta esplicita “permalink” .

Le stesse operazioni possono essere eseguite sull’allegato dell’ e-mail.

 

Riparlando del senso della vita…

Maggio 10, 2008

Oggi mi sono messo a rileggere quello che ho scritto in un precedente post, e mi è capitato spesso di sorridere delle tante cose per niente interessanti da me registrate con incoscienza e spavalderia nel grande mare magnum di Internet.
Però, su alcune righe mi sono soffermato, perchè mi sono sembrate intrinsecamente sincere. Di seguito uno stralcio.
“Sono andato sempre alla ricerca del “senso della vita”, e cioè di scoprire quale fosse quella cosa, che, unica, potesse farmi veramente felice.
Jache Palance, beato lui, in quel film di cui non ricordo il titolo, ma che debbo trovare, l’aveva trovata questa cosa, ed era guidare le mandrie da un capo all’altro di quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà.
Libertà che lui aveva conquistato, e che lo rendeva felice. Ma io non sono nato in Arizona, e non faccio il cowboy.
Nella mia vita ho creduto di scoprire di volta in volta una certa cosa che sembrava potesse rendermi felice… ma poi l’illusione svaniva, ed io mi sono ritrovato sempre punto e a capo.”
Ebbene, oggi io credo che quel film a sfondo psicologico, ma ormai maturo e privo della sua primigenia vitalità, abbia rappresentato la parola “fine”  per il western.   Annullati quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà,  e annullato anche quell’effimero  brandello di felicità, l’uomo  resta ancora più solo con i suoi piccoli e grandi malesseri.

I malesseri della società. Affrontarli, e cercare di superarli? Riconoscerli, e convivere con essi? Esorcizzarli parlandone, raccontando, parodiando, scherzando… Le scelte possibili sono tante.

Ma quale la scelta  migliore? Non saprei.

La peggiore?  Questo lo so: non fare nulla.

Aggiungere musica al tuo articolo su WordPress

Maggio 1, 2008

Nella finestra HTML di Articolo faccio clic su  di “Aggiungi media”:

Mia figlia Amalia mi ha chiesto di farle ascoltare “Angel” di Lionel Richie.
Su YouTube trovo un video,  copio il codice, e lo incollo in HTML. Eccolo.

Lionel Richie, Angel: