Archive for the ‘Narrativa’ Category

Alex sulla pista rossa

gennaio 28, 2009

Caro Alex,

papà mi ha detto che a Roccaraso  hai sciato dietro di lui sulla pista rossa dell’Aremogna.

Bravo. Ma ora guarda in questo video uno più bravo di te.

Per i primi due minuti dei 3,28 totali, lo sciatore bordeggia da un lato all’altro della pista con sicurezza e maestria, senza un’ombra di indecisione.

La cinepresa è puntata sulla pista, ma abbraccia fugacemente anche il paesaggio circostante, ed il sole è solo intravisto.

Questo sciatore anonimo ha una grande esperienza: è il primo a scendere sulla pista, e sarà il primo ad arrivare.

Nessun altro sulla pista; niente voci, niente grida, solo il rumore degli sci. Questo rumore degli sci e la pista sono gli elementi principali del video, dall’inizio alla fine.

Infine, lo sciatore solitario accelera nell’ultimo mezzo minuto, aumentando anche l’inclinazione; squarci maggiori  di paesaggio e altri sciatori compaiono più frequentemente nella ripresa; lo sciatore  è  ormai giunto a fondo pista.

Alla fine, compare nel video una scritta che informa che la discesa è finita, ma in realtà questo sciatore  anonimo non si ferma, lasciando lo spettatore libero di immaginare il finale.

Chiudo con un consiglio ed un augurio.
Il consiglio è questo: sii sempre prudente, e guardati sempre alle spalle con la coda dell’occhio, almeno fino a quando non sei sicuro di essere e restare il primo! Questo consiglio non è necessario per le ‘paparelle’, sono femminucce, e dovrebbero essere per natura prudenti.
L’augurio è che tu possa sempre fare bene ciò che ti piace, seguendo, in definitiva, la stella polare del bello.
nonno Cicerone80.

La mente umana.

ottobre 17, 2008
La mente umana e lInfinito

La mente umana e l'Infinito

La TV sta trasmettendo la puntata di Roberto Benigni sul canto XXXIII dell’Inferno, dedicato ai traditori; precisamente quello che tratta anche di Ugolino, conte della Gherardesca, fatto prigioniero dai Ghibellini e lasciato morire di fame assieme ai due figli e a due nipoti nell’ oscura cella di una torre, detta poi Torre della fame.
Queste le immagini che scorrono sul monitor: Benigni, sul palco illuminato; un mare scuro di spettatori attorno; sullo sfondo, la chiesa di Santa Maria Novella, bellissima, ed illuminata.
Siamo all’ultima parte della puntata, la lettura del Canto. Benigni si sta paragonando ad una umile candela, la cui luce sarà offuscata dall’irrompere del sole quando egli inizierà la lettura, essendo il Sole rappresentato dalla potenza evocativa delle parole – poesia tragica ed altissima – di Dante Alighieri.

Suonano. Apro a Gino, il mio amico della porta a fianco.

Gino
prof, la mia TV non funziona. Posso vedere Benigni sulla tua?

prof
Ma certo, accomodati! Per me è un piacere. Ci faremo compagnia.

Generalmente, quando si ascolta musica di Mozart, Verdi, Brahms, o si legge una poesia del Leopardi, o si assiste ad un evento straordinario come quello di stasera, la mente umana, non più inviluppata nei comuni fatti quotidiani, si libra leggera a maggiori altezze, libera di speculare sui temi più universali, e, fatto straordinario, riesce ad indagare anche su se stessa.
Considerando la genialità della mente di questi grandi giganti della storia dell’umanità, e mentre Gino ascolta Benigni che legge il Canto di Dante, mi metto a pensare al mistero della mente umana.
Gino nota la mia distrazione, e mi chiede a cosa sto pensando. E quì inizia una strana chiacchierata, di cui riporto quello che più ricordo, tra me e Gino (ndr. almeno inizialmente, per chiarezza di lettura, mi riferirò a quest’ultimo citandolo con il suo nome, o con il termine ‘amico
‘; a me stesso, con prof
).

Gino
Per te, che cosa è la mente umana?

prof
Penso sia l’insieme di alcune capacità del cervello, come l’intelligenza, la memoria, la coscienza, l’affettività; ma questi sono concetti astratti, che scientificamente non definiscono nulla.
Non credo si possa definire esattamente la mente, in base alle attuali conoscenze. D’altra parte, anche il cervello non è completamente conosciuto, però sono ben note alcune sue caratteristiche.

amico
Per caratteristiche intendi forse proprietà come ad esempio la complessità della sua struttura?

prof
Non solo complessità, ma anche specificità, e altro ancora.
Il cervello umano è certamente la cosa più complessa esistente sul pianeta Terra, e forse anche nell’universo, che è immenso, ma strutturalmente semplice, essendo in definitiva formato dalle molteplici combinazioni delle sue tre particelle stabili e fondamentali – il protone, l’elettrone, ed il neutrone – , e basta salire di qualche livello per avere la maggior parte delle sostanze di cui l’universo è costituito, e cioè sostanzialmente idrogeno, elio, e plasma.

amico
Alt! Sull’argomento, desidero fare una semplice chiacchierata, e non una discussione impegnata. E cioè, vorrei parlarne in termini semplici, giusto per ciò che potrebbe soddisfare la nostra curiosità, e che potrebbe al più esserci di aiuto a conoscere meglio noi stessi.

prof
Però tu dimentichi che queste cose che diciamo poi io le metto sul blog, ed il pubblico di Internet spesso è esigente, e non vuole solo opinioni e riflessioni, ma anche fatti, notizie.
E’ però possibile una soluzione di compromesso: procediamo per parole chiavi, una specie di rapida comunicazione telegrafica, cercando di chiudere rapidamente il cerchio.

amico
Ok, comincio io.
Quando si parla dell’origine delle cellule eucariote, e dell’ipotesi di Jacques Monod, e poi ancora del codice genetico e della sintesi delle proteine, mi sono chiesto se possa esistere una intelligenza della natura.

prof
Intelligenza della natura è una espressione forte, troppo impegnativa!
Però, non possiamo di certo negare che esistono in natura meccanismi intelligenti. La cellula stessa è come un sofisticatissimo laboratorio chimico automatizzato, il cui software è fornito da madre natura; ovviamente, non conosciamo il meccanismo con cui si è formata la prima cellula eucariota, perchè ciò equivarrebbe a conoscere l’origine della vita.
Se si tiene conto del DNA, della sintesi proteica, dell’origine delle specie naturali, e della differenziazione cellulare, noi ritroviamo scritti nel libro della natura tanti principi fondamentali delle scoperte umane. Quindi, in questo senso, la natura è intelligente.

Stringiamo. Se dico cervello, qual’è il mattone corrispondente?

Non c’è dubbio: neurone.
L’organismo umano è formato da almeno 200 tipi di cellule che hanno caratteri diversi e ruoli diversi.
Il neurone è uno di questi tipi. Come le comuni cellule, i neuroni hanno un nucleo, un citoplasma ed una membrana cellulare, e svolgono le stesse funzioni di una normale cellula, dalle quali però differiscono sostanzialmente per due aspetti: non si rigenerano; e, oltre alle normali funzioni della cellula standard, trasportano informazioni.

Andiamo piano. Ora stiamo correndo troppo! Che cosa intendi per trasporto dell’informazione?

Semplicemente questo: i neuroni trasportano tutte le informazioni necessarie dal corpo al cervello, e dal cervello al corpo.
Per esempio, se stai alla fine di una striscia pedonale e vedi un’auto che ti sta venendo addosso, il cervello trasmette all’apparato senso motorio tutti i segnali necessari a farti saltare sul marciapiedi; questi segnali sono diretti dal cervello al corpo. E mentre mi stai ascoltando, le informazioni che ti sto fornendo vengono memorizzate in una ben precisa posizione del cervello.
Quando invece mi comunichi qualcosa, sono interessate altre zone del cervello.
Lo scambio di informazioni avviene tramite segnali elettrochimici; il segnale è elettrico all’interno del neurone, ed è chimico (neurotrasmettitore) tra un neurone e quello adiacente. I neuroni sono provvisti di prolungamenti specializzati chiamati dendriti ed assoni, di sinapsi (strutture specializzate per la comunicazione) e di neurotrasmettitori (sostanze chimiche).

C‘è un punto che non mi è chiaro.
Quando è comparsa la prima cellula eucariota (circa 900 milioni di anni fa), essa faceva parte di un organismo molto semplice, i cui neuroni di conseguenza svolgevano un numero di funzioni certamente meno elevato di quello relativo ai neuroni dell’Homo sapiens (comparso appena 200 mila anni fa).
La domanda è questa: come si spiega l’aumento di complessità del neurone, se tutto di esso è scritto e sigillato nel suo DNA?

La risposta risiede in due parole chiavi: evoluzione delle specie, e differenziazione cellulare.
Poco fa, hai citato Jacques Monod. Nel suo famoso libro, ‘Il caso e la necessità‘, spiega tutto esaurientemente.

Abbiamo tralasciato la non rigenerazione dei neuroni. Se è proprio vero che i neuroni, a differenza degli altri tipi di cellule, non si rigenerano, allora dobbiamo dedurre che il loro numero dimuinisce nel corso della vita.

Purtroppo si. Ma mentre il numero dei neuroni diminuisce (ovviamente perchè muoiono per senescenza o altre cause), fortunatamente cresce il numero di collegamenti tra tutti i neuroni, specie in presenza di un’attività mentale. Si dice che il cervello è plastico.

Siamo giunti all’argomento principale: la mente umana.
Nell’antichità si pensava che sede delle funzioni mentali fosse il cuore. Poi si capì che tali funzioni – indifferentemente riferite alla mente come sinonimo anche di psiche o anima – risiedono almeno in buona parte nel cervello, in senso restrittivo, e più generalmente nel sistema nervoso centrale.
L’introduzione della Psicologia Scientifica Contemporanea (P.S.C., Wundth, anno 1878) determinò il nuovo orientamento verso quella che F. Lange efficacemente definì “psicologia senza l’anima”, divenuta – quest’ultima – esclusivo oggetto di indagine metafisica o filosofica, e quindi una entità ben distinta dalla mente. Ma pare che oggi il problema più scottante sia rappresentato dal fatto che si conoscono le funzioni della mente, si fanno delle ipotesi sulla loro localizzazione, ma sappiamo molto poco sui loro meccanismi.

Proprio così.
Quella della mente è una definizione astratta. Solo il progresso scientifico potrà darne, in un futuro che auspichiamo vicino, una corretta e completa interpretazione.
Ipotesi? Per carità, no! Internet è pieno di migliaia di ipotesi di ogni genere: filosofiche, teologiche, avveniristiche, fantascientifiche, ecc.; perciò, conviene lasciare il campo delle ipotesi a quelle menti geniali che aprono proficue scorciatoie alla ricerca scientifica. Riflessioni, si. Un tipo di approccio interessante potrebbe essere come si pone la mente umana di grandi personaggi di fronte al mistero dell’universo. Un altro approccio, fondamentale, potrebbe essere il contributo della poesia alla percezione dei grandi misteri, tra cui la mappa completa della mente umana e dei suoi meccanismi, e altri ancora, fino a quello, probabilmente irrisolubile, della vita, e di cosa c’è oltre di essa.

Mi fai ricordare il film di Stanley Kubrik, “2001: Odissea nello spazio”. Kubrik disse

di aver voluto rappresentare un’espressione visiva, che aggirasse la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’incoscio.

Odissea nello spazio

2001:Odissea nello spazio

Ricordo, infatti, il grande monolito nero (simbolo di una intelligenza cosmica?) che compare in ciascuno dei tre episodi del film, e la mente umana che lotta per la sopravvivenza contro quella artificiale di HAL. E poi ancora, i grandi silenzi in assenza d’aria, fuori dell’astronave, e sopratutto il viaggio spettacolare della navicella catapultata attraverso una specie di buco nero nello spazio e nel tempo. A parer mio, alcuni riferimenti, come ad esempio il monolito, ed altri ancorta, sono volutamente indefiniti, per aumentare quel sottile senso di angoscia e di paura, abbastanza palpabile da parte dello spettatore specie alla fine del film.

Io invece penso alla poesia “L’infinito”, di Giacomo Leopardi.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

La siepe e lInfinito

La siepe e l'Infinito

Di seguito, alcune riflessioni del Poeta sulla situazione psicologica in cui nacque l’ispirazione:

… La cagione è la stessa, cioè il desiderio dell’infinito, perchè allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione ed il fantastico sottentra al reale. L’anima si immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe , se la sua vista si estendesse da per tutto, perchè il reale escluderebbe l’immaginario.

Faccio solo rilevare quanto accennato sul ruolo della poesia, e della letteratura in genere (chi non ricorda gli scritti di Jules Verne), come anticipatrice o interprete di misteri come quello della mente umana.
Poche osservazioni. Mentre il film di Kubrik – come tu dici – è a tratti angosciante, la dolcezza dei versi nella poesia “L’infinito” permane immutata fino alla fine:

interminati spazi di là da quella, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura

Ma poi, si verifica il superamento dello spavento. Tutto è ricondotto alle quotidiane esperienze umane:

E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando…

La mente del Poeta, sentendosi parte del tempo – il “susseguirsi delle stagioni” – e dello spazio infinito, ad esso, provandone un piacere, si abbandona:

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio, ed il naufragar m’è dolce in questo mare.

La visione del Poeta è cosmica.
La complessità della sua mente riesce a contenere l’idea dell’universo infinito.
…………….
…………….

Poi mi sveglio.
La puntata di Benigni è finita.
L’amico Gino non c’è … ma è mai venuto?
Scherzi della mente, troppo complessa per essere compresa e descritta scientificamente, ed a mala pena percepita in circostanze come quelle di stasera.
Mi avvicino al balcone, e do uno sguardo giù. La luce gialla dei lampioni illumina vivamente la piazzuola sottostante e le due strade che vi confluiscono ad angolo retto. Nessun passante; uno scenario quieto, immobile, quasi irreale.
Domani mattina, tutto ritornerà come prima, con i soliti fatti quotidiani, rassicuranti.
Spengo il televisore, e vado a dormire.

Cicerone80.


Argomenti correlati (per approfondimenti):

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_la%20mente%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20cellula%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20il%20cervello%20umano.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20mente%20umana.htm

http://www.brainconnection.com/topics/?main=gal/cns-home

Un esame cistoscopico al San Leonardo.

giugno 10, 2008

Salerno. Ore 15.30 circa. Lascio la mia Alfa 156 al parcheggio dell’Ospedale San Leonardo, vado allo Studio di mio figlio, neuro-radiologo, che mi consegna subito una bottiglia d’acqua da bere tutta prima di sottopormi ad un esame ecografico, necessario per delle ematurie  riscontrate nelle urine.

Ore 17.00 circa. Riprendo la mia Alfa 156 al parcheggio, e torno a casa…però dopo essere stato sottoposto ad  un esame cistoscopico, della durata effettiva di non più di dieci minuti!
Ovviamente, non per errore, perché qualsiasi paziente conosce bene la differenza tra ecografia, tecnica per  nulla invasiva, e cistoscopia, leggermente invasiva (questo termine medico va interpretato nel senso letterale, con conseguenze ed effetti collaterali più o meno spiacevoli).

 

Tale fatto ha una spiegazione naturale: mi è scappata la pipì prima di potermi stendere sul lettino per l’ecografia, per cui, poco dopo mi sono ritrovato sdraiato su un altro lettino, quello dell’urologo, in una posizione davvero poco dignitosa. Soprattutto, con altra disposizione d’animo, se si tiene conto che una precedente ecografia mi era stata fatta qualche giorno prima da una giovane dottoressa bionda.

Per la verità, con il senno del poi, ho il sospetto che la cosa sia stata abilmente pilotata da mio figlio, che voleva chiudere subito il cerchio su questa cosa per la quale tutti sanno che non c’è tempo da perdere.
Naturalmente, siccome non sono mica un pacco da depositare indifferentemente su questo o quel lettino, come persona ho prima chiacchierato con l’urologo.
Questi i passaggi salienti. Lui: “Avvertirà solo un  fastidio”. Io: “Ma il mio medico di famiglia mi ha detto che è una cosa dolorosissima…!”. Per la verità,  a  cose fatte, posso dire che è stato solo poco di più di un leggero fastidio.

 

Ma due sono le cose serie, da persona seria di 74 anni, di cui voglio parlarvi.

Primo. L’esame citoscopico è risolutivo, certo, diretto, inequivocabile. Per fortuna, per inciso, nulla di positivo nel mio caso. Ma la vita è troppo preziosa, a 74 come a 18 anni, per metterla in gioco per un po’ di fastidio… non dolorosissimo. Ah, i pregiudizi! Offuscano le menti. Sono la melassa di ogni azione. 

Secondo. Questo esame cistoscopico, per fortuna negativo, mi ha consentito di  conoscere un bravo e giovane urologo.
Per dimostrargli la mia riconoscenza, gli ho promesso di inviargli una e-mail con le istruzioni del corretto utilizzo dei link e dei permalink. A mio parere, se ben adoperata, l’e-mail (specie se integrata in un sistema di iscrizione a  newsletter, comunità scientifiche, ecc) è uno strumento potente e flessibile non solo a livello di comunicazione scientifica, ma anche per qualsiasi progetto innovativo, scientifico o di altra natura.

Quando glielo detto, ho visto un lampo d’interesse autentico nei suoi occhi. E ciò mi ha fatto piacere.

 

Cicerone80, alias Oniferez.

Riparlando del senso della vita…

Maggio 10, 2008

Oggi mi sono messo a rileggere quello che ho scritto in un precedente post, e mi è capitato spesso di sorridere delle tante cose per niente interessanti da me registrate con incoscienza e spavalderia nel grande mare magnum di Internet.
Però, su alcune righe mi sono soffermato, perchè mi sono sembrate intrinsecamente sincere. Di seguito uno stralcio.
“Sono andato sempre alla ricerca del “senso della vita”, e cioè di scoprire quale fosse quella cosa, che, unica, potesse farmi veramente felice.
Jache Palance, beato lui, in quel film di cui non ricordo il titolo, ma che debbo trovare, l’aveva trovata questa cosa, ed era guidare le mandrie da un capo all’altro di quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà.
Libertà che lui aveva conquistato, e che lo rendeva felice. Ma io non sono nato in Arizona, e non faccio il cowboy.
Nella mia vita ho creduto di scoprire di volta in volta una certa cosa che sembrava potesse rendermi felice… ma poi l’illusione svaniva, ed io mi sono ritrovato sempre punto e a capo.”
Ebbene, oggi io credo che quel film a sfondo psicologico, ma ormai maturo e privo della sua primigenia vitalità, abbia rappresentato la parola “fine”  per il western.   Annullati quegli sterminati e fantastici territori che solo a guardarli ti danno il senso della libertà,  e annullato anche quell’effimero  brandello di felicità, l’uomo  resta ancora più solo con i suoi piccoli e grandi malesseri.

I malesseri della società. Affrontarli, e cercare di superarli? Riconoscerli, e convivere con essi? Esorcizzarli parlandone, raccontando, parodiando, scherzando… Le scelte possibili sono tante.

Ma quale la scelta  migliore? Non saprei.

La peggiore?  Questo lo so: non fare nulla.

Breve commento su di una immagine.

aprile 30, 2008

Un breve commento sull’ immagine  riportata.

Le ombre che scendono dai monti su questa panchina vuota, e il riflesso degli ultimi raggi di sole che vengono scacciati dalla superficie del lago, creano una sensazione di profonda malinconia. La panchina vuota è il simbolo del malessere del nostro secolo: l’incomunicabilità a livello umano.

Cito Salvatore Quasimodo:

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Tema di fondo dei films di Michelangelo Antonioni: l’incomunicabilità; ricordo sopratutto BlowUp!

Desidero approfondire questo argomento, ma non in questa sede, ma altrove, in una categoria a parte.