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ricordo una partita di tennis…

gennaio 22, 2009
un doppio mitico

un doppio mitico

Ieri ho ricevuto una telefonata da Cecilia, un’amica che, in anni più verdi, talvolta incontravo quando si andava a giocare  a tennis da Nino, nostro comune amico, e proprietario di un bellissimo campo  in terra battuta.
All’epoca, eravamo  un bel gruppetto. Partite mitiche, accanitissime; se qualche volta non si riusciva  a giocare, comunque si stava lì assieme a chiacchierare, a seguire la partita in corso, o a organizzare  qualcosa, ad esempio una cenetta tra amici.
Insomma, bei tempi. Conservo ancora una foto in cui ricevo da Corrado Barazzuti una coppa  vinta assieme a lui nella finale amichevole di  un doppio di tennis. Quella estate Corrado villeggiava ad Agropoli, dove aveva i parenti di Barbara, la sua fidanzata, e veniva anche lui a Paestum  a giocare a tennis da Nino.
Così un giorno decidemmo quel doppio di tennis. Io giocavo con Corrado,  mentre i nostri  avversari erano Barbara, seconda categoria femminile, ed un impiegato di banca di cui non ricordo più il nome,  molto bravo, anche se dilettante. Insomma, il meno bravo ero io.
Lo ricordo ancora. Perdevamo 3 a 0, perchè entrambi gli avversari astutamente giocavano su di me, ed  io guardavo di sottecchi sia gli amici, che dai gradoni già commentavano e  preparavano gli sfottò di rito, e  sia  Corrado, cui sembrava non importasse un fico secco del risultato che si andava profilando.
Allora, durante una pausa, lo  chiamai in disparte, e gli dissi: “Corrado, guarda che se non fai qualcosa io e te si perde  6 a 0, ma  io quì perdo anche la faccia, perchè tutti sapranno,  a Paestum e anche a  Salerno,  che non sono stato capace di vincere nemeno con Barazzuti!  Però tu non credere  di farla franca. Gli sfottò di quelli (e feci cenno agli amici sornioni seduti  sui gradoni) arriveranno anche all’ EUR, dove tu ti alleni!”.
Capita l’antifona, Corrado reagì subito da campione, dicendomi: “Mettiti a fondo campo, molto a fondo campo, e  rispondi solo con pallonetti lunghi “.
Il pallonetto lungo è una palla alta che termina entro la linea di fondo campo; guai a farlo corto: l’avversario chiude rispondendo con una schiacciata al volo, un forte colpo sulla palla che scende senza aspettarne il rimbalzo.
Corrado, invece, si piazzò a centro campo, proprio all’incrocio delle linee interne del campo. La migliore strategia possibile in quel contesto: Corrado, numero due del tennis italiano (il primo era Adriano Panatta), sarebbe intervenuto su tutte le palle basse di entrambi gli avversari, io solo su quelle alte e lunghe.
Ora, nulla è semplice  nel tennis, neanche il pallonetto. 
Ricordo ancora il mio  primo pallonetto di quella partita. Ero perfettamente consapevole che quel primo pallonetto era decisivo per il buon esito del mio ruolo; nel tennis, è molto importante minare la fiducia dell’avversario al momento giusto! Allora,  stando a fondo campo, ricordo che mi piegai di lato sulle ginocchia,  la racchetta giù fin quasi a sfiorare il rosso della terra battuta,  gli occhi fissi sulla palla che arrivava, attento a prevederne la traiettoria di rimbalzo. Poi, al momento giusto, scattai su con il corpo  e colpii violentemente la palla in top spin. Carica di effetto rotatorio in avanti, la palla terminò la sua parabola appena un palmo prima della linea di fondo campo, e letteralmente  schizzò subito in alto e contro il viso del bancario, che ebbe solo il tempo di evitarla.
Se avessi fallito quel primo pallonetto, non avremmo avuto scampo. Entrambi gli avversari avrebbero giocato solo ed esclusivamente pallonetti su di me; infatti, come tutti sanno, è proprio nelle cosiddette partite di tennis amichevoli che il principio di Machiavelli – ‘il fine giustifica i mezzi‘ – trova la sua massima applicazione!
E’ facile immaginare il seguito della partita. Entrambi gli avversari tentarono, inutilmente,  di passare sui lati  Corrado con lungolinea veloci. E quando ritentarono su di me con i pallonetti, era ormai troppo tardi;  storditi dalle  bordate e dalle volè di Corrado da centro campo, sfiduciati, mi facevano pallonetti poco pericolosi, che io restituivo ai mittenti stando bene attento di farli lunghi e con effetto.  Quasi a fine partita,  disubbidendo a  Corrado, mi permisi persino il lusso di  una palla smorzata, che atterrò dolcemente subito dopo la rete, mentre entrambi gli avversari, aspettandosi invece il solito pallonetto, a piccoli passi veloci arretravano a ritroso verso fondo campo.
Risultato finale: 6 a tre, per noi.

Ma ritorniamo alla  telefonata di Cecilia. Mi dice di essere interessata   ad utilizzare il suo pc, di  cui non sa  assolutamente nulla,  e  però ha tanti amici con i quali vorrebbe mettersi in contatto, ma alcuni stanno parecchio lontano, come  uno a New York, a suo dire  grande esperto di cucina!
Mi chiede cosa ne penso di questa sua idea,  ed io le rispondo di si, tutto bene, e che anzi dovrebbe attivare subito un blog.
A questo punto, mi chiede se sono disposto ad insegnarle ad usare il pc.
Accetto.

Poi ho ripensato a questo fatto del blog, e credo sia il motivo principale per cui ho accettato di darle una mano. Credo anche che l’argomento blog è interessante, e perciò ne parlerò nel prossimo articolo.