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La cataratta

agosto 24, 2008

Ρeriodicamente accompagno mia moglie all’Ospedale San Leonardo dal dr. Salvatore Troisi per controlli generici e di prevenzionee alla vista. Ho pertanto il piacere di parlare con il mio illustre amico di tante cose interessanti. Sapendo della mia passione per Internet, poco tempo fa mi chiese: “Come si fa a pubblicare un articolo su Internet?”.
Ed io: “Mandami l’articolo via e-mail, e te lo pubblico immediatamente”.
L’articolo , chiaro ed interessante, assolutamente integro, è di seguito riportato.
Buona lettura.

  

A proposito di problemi di vista, si parla spesso di cataratta; cosa si intende esattamente con questo termine?

La cataratta consiste nella opacizzazione del cristallino con perdita parziale o completa della sua normale trasparenza. Il cristallino è una delle due lenti dell’occhio (l’altra è la cornea), che permette la focalizzazione delle immagini sulla retina.

         

 Perché si chiama così?
L’origine del termine cataratta è illustrata nel 1748 nelle “Opere chirurgiche” di Fabrizio d’Acquapendente: “La soffusione, così chiamata dai Latini, dai Greci hypochyma, dagli Arabi acqua, è anche chiamata volgarmente cataratta, prendendo questo nome da quelle porte saracinesche, che nelle città e nei castelli scendono dall’alto in basso ed impediscono il passaggio”.
I Greci ritenevano che si trattasse di una goccia di umore dell’occhio coagulato dietro l’iride; gli Arabi pensavano che questa goccia di umore provenisse dal cervello e coagulasse nell’occhio per la presenza di una temperatura più bassa.

 
Quali sono le cause della cataratta?

Il più delle volte l’opacamento del cristallino è legato semplicemente a fenomeni di invecchiamento (cataratta senile). Alcune forme sono congenite, come nel caso di malattie genetiche o di infezioni contratte dalla madre durante la gestazione, come la rosolia. La cataratta può derivare anche dall’abuso di alcuni farmaci, come il cortisone, e da eccessiva esposizione a radiazioni, comprese quelle della luce solare. E’ favorita inoltre da malattie metaboliche, come il diabete, da traumi oculari e da malattie infiammatorie dell’occhio.
Tutti questi fattori agiscono determinando una ossidazione delle proteine che costituiscono la struttura del cristallino, alterandone la caratteristica trasparenza.

 

 Dopo una certa età si verifica sempre la formazione di una cataratta?
Non obbligatoriamente. Vero è che a partire dalla sesta decade di vita il rischio di formazione di opacità della lente aumenta progressivamente con l’età, soprattutto nei soggetti che soffrono di diabete o geneticamente predisposti. Spesso si tratta di un processo lento che, almeno nelle prime fasi, non è associato a particolari sintomi, né a disturbi della vista rilevanti.

 

 Che cosa comporta la formazione della cataratta?
La cataratta determina una progressiva riduzione delle capacità visive e fastidiosi fenomeni di abbagliamento, in quanto ostacola il passaggio della luce all’interno dell’occhio. Nelle fasi iniziali può svilupparsi ipermetropia o miopia a causa di una deviazione dei raggi luminosi provocata dall’opacità; altre volte si verificano frequenti variazioni di un preesistente difetto visivo, con la necessità di cambiare più volte la correzione.
Nelle forme molto avanzate la vista si riduce fino a percepire soltanto luci ed ombre.

 

 Si tratta di una malattia molto  frequente?
E’ la prima causa di cecità curabile nel mondo. Si ritiene che oltre venti milioni di persone hanno perso la vista in seguito allo sviluppo di una cataratta, in particolare nelle popolazioni in via di sviluppo.

 

 Come viene diagnosticata?
La diagnosi viene effettuata in seguito ad un esame completo eseguito dallo specialista oftalmologo, che è in grado di differenziare la cataratta da altre malattie che provocano riduzione della capacità visiva, di valutare l’entità del problema e la presenza di eventuali altre patologie associate. Infatti, solo con una valutazione globale del quadro clinico è possibile formulare correttamente il piano terapeutico ed una indicazione prognostica.

 

 Qual è la cura?
L’unica terapia possibile della cataratta è la rimozione chirurgica e la sua sostituzione con un cristallino artificiale (lente intraoculare o IOL).Non esistono infatti farmaci o altre procedure in grado di ridare trasparenza e lucentezza ad un cristallino opacato.

 

 Come viene operata la cataratta?
Le tecniche operatorie hanno subito una costante evoluzione nel tempo.
Anticamente si effettuava semplicemente lo spostamento del cristallino catarattoso mediante la tecnica dell’”abbassamento” con un particolare ago metallico che veniva introdotto nel bulbo oculare attraverso la sclera. In questo modo il cristallino veniva fatto scivolare nella camera posteriore dell’occhio, in modo da portarlo al di fuori del percorso dei raggi luminosi, che però giungevano sfuocati sulla retina in quanto veniva meno l’effetto di questa potente lente convergente. E’ facile immaginare come questo intervento esponesse a gravi complicazioni infettive, sia per le modalità di esecuzione,  sia per le reazioni infiammatorie indotte da un tessuto alterato deposto in una sede atipica. Il passo successivo è stato quello di asportare la cataratta in toto, assieme alla capsula che l’avvolge. Questa tecnica, detta “intracapsulare”, è stata proposta per la prima volta da Daviel nel 1748. Nel secolo appena trascorso c’è stato l’avvento della metodica “extracapsulare”, che prevede la conservazione di parte della capsula che normalmente avvolge il cristallino. In questo modo è possibile l’inserimento al di dietro dell’iride di un cristallino artificiale, in grado di ripristinare la corretta focalizzazione dei raggi luminosi sulla retina.
Negli ultimi anni si è imposta la tecnica di “facoemulsificazione”, mediante l’uso di una sonda ad ultrasuoni, che frantuma ed aspira la cataratta attraverso una piccola incisione. Con questa tecnica è stato possibile ridurre i tempi dell’intervento, il rischio di complicazioni e l’ampiezza dell’incisione, che può essere inferiore a tre millimetri ed autosigillante, senza necessità di sutura. Viene quindi inserita una lente intraoculare pieghevole (vedi immagine), perfettamente tollerata dall’occhio, con riabilitazione ottimale della funzione visiva e minima invasività.

 

 L’intervento può comportare  complicanze?
Non esistono interventi esenti da complicazioni. Con le attuali tecniche, l’intervento è da considerarsi abbastanza sicuro e può essere eseguito anche in day surgery o in regime ambulatoriale. Complicanze intraoperatorie (rottura capsula posteriore, prolasso irideo, prolasso vitreale, caduta di frammenti di cataratta nel vitreo, emorragie coroideali, ecc.) possono verificarsi soprattutto nelle cataratte complicate da altra patologia e sono in genere dominabili dal chirurgo mediante appropriate manovre. Complicanze post-operatorie, quali l’ipertono, l’edema corneale e le infezioni endobulbari, possono presentarsi anche dopo un intervento eseguito a regola d’arte.
Queste evenienze sono generalmente rimediabili soprattutto se diagnosticate ed affrontate tempestivamente. Tuttavia, in una minima percentuale di casi le complicanze più serie possono condurre anche alla perdita della funzione visiva.

 

 Quando operare?
Ovviamente non tutti i pazienti affetti da cataratta necessitano di un intervento chirurgico. La maggior parte dei casi presenta una lenta evoluzione che non provoca significativo deterioramento della visione per molti anni.
L’intervento va effettuato quando l’entità dell’opacamento del cristallino interferisce con la visione al punto da ostacolare l’espletamento delle normali attività. Oggi non si attende più la cosiddetta “maturazione” della cataratta, che, al contrario, comporta maggiori difficoltà nella emulsificazione del cristallino con la tecnica ad ultrasuoni; la indicazione chirurgica viene posta in base ad una valutazione globale e soprattutto in considerazione delle difficoltà incontrate dal paziente.

 

 E’ possibile effettuare una prevenzione specifica?
Non è possibile evitare in senso assoluto la formazione della cataratta.
La protezione dai raggi ultravioletti con lenti ad alto potere filtrante in caso di eccessiva esposizione ai raggi solari ed una alimentazione ricca di vitamina C ed E ed altri fattori antiossidanti sembra comunque rallentare la progressione della malattia
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Dottor Salvatore Troisi
Specialista in oftalomologia

Segnalo un altro interessante e recentissimo articolo del dr. Salvatore Troisi  pubblicato su un giornale cittadino, e visualizzabile cliccando sul seguente indirizzo:  http://www.oltrenews.it/notizie_alvist.html
Nota: la prima delle due immagini è stata presa da Google Immagini, mentre la seconda al seguente indirizzo (cui si rinvia per un approfondimento sulla tecnica chirurgica): http://www.vedo.net/src/catarattachir.html