Angelo e Monster Milktruck

febbraio 10, 2011

Angelo e Monster Milktruck.

River Flows In You By Yiruma

novembre 5, 2010

 

Tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra ” (I. Calvino, Lezioni Americane, da una intervista agli studenti)

incompletezzaAllora, il buon Medardo disse:
– O Pamela, questo è il bene dell’essere dimezzato: il capire d’ ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, e mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati dovunque, là dove meno da intero uno osa credere. Non io solo, Pamela, sono un essere spaccato e divelto, ma tu pure e tutti. Ecco ora io ho una fraternità che prima, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo. Se verrai con me, Pamela, imparerai a soffrire dei mali di ciascuno e a curare i tuoi curando i loro.

(“Il visconte dimezzato”, I. Calvino)

n.d.a. In questa pagina, ho provato a creare degli accostamenti Musica-Narrativa-Immagini in base ad una suggestione personale. In base a questa esperienza, ho deciso di rileggere ” Il Visconte dimezzato “, e di leggere gli altri due romanzi. I motivi? Credo che questi risiedano in una latente insoddisfazione di base, a cominciare dall’ immagine del puzzle incompleto , e che però non rende bene il concetto di incompletezza dello scrittore (potrebbe qualche gentile lettore propormi un’ alternativa?). Poi ancora per il fatto che fino ad oggi non mi ero reso bene conto che la tematica calviniana dell’ incompletezza è generale, universale. Calvino fa dire a Medardo: il capire d’ ogni persona e cosa al mondo…, e quindi una ruota e il suo mozzo in meccanica, le cariche positive e negative in elettricità, gli enantiomeri nella chimica, e così via nel mondo delle cose; ma anche, nel mondo vivente, il gamete maschile e quello femminile, un giovane innamorato in cerca della sua anima gemella, e così via. Cioè, tutto un mondo da scoprire!

Zeferino Siani

‘Open Government’, nel mondo ed in Italia. n

settembre 26, 2010

Definizione ed origine.

E’  detta ‘Governo aperto’ (Open government) la dottrina secondo la quale gli aspetti dell’ attività del governo e dell’amministrazione statale dovrebbero essere aperti a tutti i livelli ad un reale controllo dei cittadini.

Tale dottrina affonda le sue radici nel periodo dell’ Illuminismo, il grande movimento culturale e filosofico le cui caratteristiche principali  furono  anzitutto la fiducia nella ragione (da “lumi della ragione”, appunto), ma anche l’ affermazione dei principi d’uguaglianza e di libertà.

I fattori che finora si sono opposti all’ esistenza di un  ‘Governo Aperto’ dipendono da  ragioni di Stato e da considerazioni di sicurezza nazionale che legittimano il segreto di Stato; e pertanto comunque si dovrà sempre distinguere ciò che i cittadini hanno diritto di sapere da ciò che invece deve essere tenuto segreto.
Con l’ avvento dell’ informatica, negli ultimi anni  si è molto sviluppato in molti Stati, ma pochissimo in Italia,  una derivazione della suddetta dottrina –  la teoria della ‘Governance Open Source’ – , cioè di applicazioni software  rese disponibili per consentire ai cittadini sia un libero accesso alle notizie dell’ amministrazione e sia la possibilità di un  apporto controllato di propri contenuti., sull’ esempio di Wikipedia.

I recenti sviluppi.

Barack-ObamaLa prima pratica iniziativa di ‘Governo Aperto’ si deve al Presidente degli Stati Uniti d’ America Barack Obama che, in data 21 Gennaio 2009, ha pubblicato nel Federal Register un ormai celebre Memorandum per i Responsabili dei Dipartimenti e delle Agenzie sui temi della  ‘Trasparenza’ e del ‘Governo Aperto’, sfociato poi in data 8 Dicembre 2009 nella nota Direttiva Obama.
In sintesi, il Memorandum afferma tre principi:

  1. Il Governo dovrebbe essere trasparente. La trasparenza  promuove la  responsabilità e fornisce informazioni ai cittadini su ciò che il loro governo sta facendo.
    L’ Informazione  è un bene nazionale. Il Governo,  sfruttando anche le  nuove tecnologie, deve trasmettere le  informazioni rapidamente in forme che il pubblico può facilmente trovare e utilizzare, e simultaneamente sollecitare un pubblico feedback per individuare le informazioni di maggiore utilità per il pubblico stesso.
  2. Il Governo dovrebbe essere partecipativo, cioè dovrebbe stimolare la partecipazione dei privati alle decisioni politiche ed amministrative, in quanto il ricorso all’intelligenza collettiva migliora la qualità delle scelte compiute dalle istituzioni.
  3. Il Governo dovrebbe essere collaborativo, cioè dovrebbe utilizzare strumenti innovativi, metodi e sistemi di mutua collaborazione, a tutti i livelli,  con Organizzazioni non profit, Aziende e persone fisiche nel settore privato, e simultaneamente  dovrebbe sollecitare commenti di pubblico  feedback per valutare e migliorare il livello di collaborazione e individuare nuove opportunità di cooperazione.

I suddetti  tre principi di trasparenza, partecipazione, collaborazione costituiscono la pietra angolare di un governo aperto, e rappresentano i criteri su cui si è mossa la suddetta Direttiva Obama.

Open Data.

Una diretta conseguenza della dottrina ‘Open Government’ è il movimento ‘Open Data’ nella pubblica amministrazione, il cui significato si evidenzia dal seguente passaggio presente nella  Direttiva Obama: « … fin dove possibile e sottostando alle sole restrizioni valide, le agenzie devono pubblicare le informazioni on line utilizzando un formato aperto (open) che possa cioè essere recuperato, soggetto ad azioni di download, indicizzato e ricercato attraverso le applicazioni di ricerca web più comunemente utilizzate. Per formato open si intende un formato indipendente rispetto alla piattaforma, leggibile dall’elaboratore e reso disponibile al pubblico senza che sia impedito il riuso dell’informazione veicolata. »

Tra i risultati della  Direttiva Obama è di notevole interesse la creazione del  portale pubblico Data.gov, lanciato nel maggio 2009, che  raccoglie  tutte le informazioni rese disponibli dagli enti statunitensi ai cittadini statutinensi in formato aperto, e cioè completi (tutti i dati pubblici, eccetto quelli che sono soggetti a valide restrizioni di riservatezza e sicurezza), primari (raccolti alla fonte), tempestiviaccessibilileggibili dai computernon discriminatori (ad es., senza vincolo di registrazione),  non proprietariliberi (senza copyright o brevetto).

Un contributo notevole alla implementazione del movimento ‘Open Data’ è stato dato da Tim Berners-Lee, che al  Ted2009, curato dalla  Fondazione no-profit Sampling – impegnata nel target “idee che vale la pena diffondere” – ,  ha lanciato il messaggio  ‘ Raw Data Now ‘ (Liberate i dati ora).

Tim Berners-Lee è stato uno dei massimi pionieri dell’ informatica. Tra le sue maggiori scoperte: il WEB di cui ha anche coniato originariamente  il nome (World Wide Web);  il primo web-server;  il primo programma client (un browser e un editor);  l’ HTML,   le specifiche iniziali dei protocolli  URL, HTTP e HTML, ecc.

Altre iniziative del tipo di Data.gov sono sorte in InghilterraNuova ZelandaAustraliaGiappone.

La situazione in Italia.

In Italia, una iniziativa molto interessante è quella della Regione Piemonte, dati.piemonte.it, che pubblica tra l’ altro anche un  elenco aggiornato dei principali eventi italiani ed internazionali relativi al  riuso dei dati pubblici: Eventi PSI
Ma per dare il via libero al progetto ‘Open Data’ occorre innanzitutto modificare ed armonizzare la  legge 241/90 (sui procedimenti amministrativi) e il d. lgs 196/2003 (legge sulla privacy).
Relativamente alla prima, occorre ad esempio che il cittadino, avendo l’ accesso ai dati,  non paghi poi un ente terzo per i diritti del  software proprietario su cui gira la procedura, ma al più solo la PA per i costi di fotocopie, ed altri costi simili (si fa presente che i dati amministrativi pubblici cui il cittadino ha diritto ad accedere sono un bene nazionale, creato con i soldi degli stessi cittadini, e quindi non debbono avere un costo).
Relativamente alla seconda, occorre tener conto che la privacy è un concetto in continua evoluzione,  e pertanto occorre di conseguenza modificare la normativa.

Il nuovo CAD (Codice Amministrazione Digitale), approvato su proposta del ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta,  dovrebbe avviare un processo che consentirà di avere entro i prossimi 3 anni (in coerenza quindi con il piano e-Gov 2012) un’amministrazione nuova, digitale e priva di burocrazia inutile.
Le prosssime scadenze dovrebbero essere le seguenti: entro 3 mesi le pubbliche amministrazioni utilizzeranno soltanto la Posta elettronica certificata (Pec) per tutte le comunicazioni che richiedono una ricevuta di consegna; entro 4 mesi individueranno un unico ufficio responsabile dell’attività di Ict; entro 12 mesi  saranno emanate le regole tecniche che consentiranno di dare piena validità alle copie digitali dei documenti informatici.
Il cittadino comunicherà una volta sola i propri dati alla PA centrale: sarà onere delle amministrazioni in possesso di tali dati assicurare, tramite convenzioni, l’accessibilità delle informazioni alle altre amministrazioni richiedenti.

Fare Sud.

Ritengo che gli argomenti trattati in questo articolo debbano essere impugnati e portati avanti con determinazione da tutti i cittadini italiani che hanno a cuore la loro dignità e centralità  e spirito di collabortazione e fiducia  nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Pur tuttavia, il problema assume per i cittadini italiani del Sud una connotazione ancora più  particolare e pregnante, derivante dalla diversa storia precedente, che affonda le sue radici nella ancora oggi non risolta questione meridionale. Di ciò parleremo a breve in un articolo a parte.

Riflessioni.

I cittadini hanno perso fiducia nello Stato e nei partiti, e i cittadini e i partiti sono ormai due mondi separati. Non c’è partecipazione, nè tantomeno collaborazione.

I casi del Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, del  Ministro Claudio Scajola e del Responsabile della Protezione Civile Guido Bertolaso, tanto per citarne alcuni tra i più recenti, dimostrano che registi più o meno occulti possono tenere sotto schiaffo persone politiche, minando le basi del vivere democratico.
Allora, conviene che tutti i dati siano pubblici tranne quelli in relazione ai quali sussistano effettive esigenze di segreto, privacy o riservatezza.

La realizzazione di un ‘Governo Aperto’ nazionale e di un ‘dati.campania.it’ non deve essere il solito sogno ad occhi aperti.

Realizziamolo. Per il cittadino ci sarebbero immediati vantaggi pratici, come la diminuizione delle code agli sportelli, la diminuizione dei certificati da produrre e presentare, nonchè  una maggiore conoscenza del proprio contesto civile,  una maggiore  dignità personale, una maggiore fiducia nella Pubblica Amministrazione ed una maggiore collaborazione con essa.

Zeferino Siani

Link correlati:
La via italiana all’open data. Tra CAD, trasparenza e privacy
Verso l’open government che parla italiano?
Forum PA
Manifesto Amministrare 2.0

“Raw Data Now” – Tim Berners Lee

Tim Berners-Lee: The year open data went worldwide – Video YouTube

Dati aperti

Data.gov
London Datastore
challenge.gov
Lettera aperta al Partito democratico

Alex sulla pista rossa

gennaio 28, 2009

Caro Alex,

papà mi ha detto che a Roccaraso  hai sciato dietro di lui sulla pista rossa dell’Aremogna.

Bravo. Ma ora guarda in questo video uno più bravo di te.

Per i primi due minuti dei 3,28 totali, lo sciatore bordeggia da un lato all’altro della pista con sicurezza e maestria, senza un’ombra di indecisione.

La cinepresa è puntata sulla pista, ma abbraccia fugacemente anche il paesaggio circostante, ed il sole è solo intravisto.

Questo sciatore anonimo ha una grande esperienza: è il primo a scendere sulla pista, e sarà il primo ad arrivare.

Nessun altro sulla pista; niente voci, niente grida, solo il rumore degli sci. Questo rumore degli sci e la pista sono gli elementi principali del video, dall’inizio alla fine.

Infine, lo sciatore solitario accelera nell’ultimo mezzo minuto, aumentando anche l’inclinazione; squarci maggiori  di paesaggio e altri sciatori compaiono più frequentemente nella ripresa; lo sciatore  è  ormai giunto a fondo pista.

Alla fine, compare nel video una scritta che informa che la discesa è finita, ma in realtà questo sciatore  anonimo non si ferma, lasciando lo spettatore libero di immaginare il finale.

Chiudo con un consiglio ed un augurio.
Il consiglio è questo: sii sempre prudente, e guardati sempre alle spalle con la coda dell’occhio, almeno fino a quando non sei sicuro di essere e restare il primo! Questo consiglio non è necessario per le ‘paparelle’, sono femminucce, e dovrebbero essere per natura prudenti.
L’augurio è che tu possa sempre fare bene ciò che ti piace, seguendo, in definitiva, la stella polare del bello.
nonno Cicerone80.

appunti volanti sul blog

gennaio 25, 2009

Il termine diario in rete ha il suo equivalente  inglese in  ‘web-log (traccia su rete)’,  sintetizzato appunto nell’acronimo blog.
Il primo blog è stato pubblicato il 23 dicembre 1997 da un commerciante americano appassionato di caccia, un certo Jorn Barger, che – cito Wikipedia – decise di aprire una propria pagina personale per condividere i risultati delle sue ricerche sul web riguardo al suo hobby.
Nel 2001 il blog  si è diffuso anche in Italia, grazie anche ai servizi gratuiti offerti da numerosi gestori di blog, come ad esempio, per citarne qualcuno,  Blogger, Splinder, Libero, LiveJournal, e  WordPress. 

Di WordPress esistono  più versioni, una gratuita,  e altre, di livello e prezzo crescente, a pagamento.
La versione gratuita di WordPress,  disponibile peraltro  anche in lingua  italiana, è sostanzialmente un buon programma di pubblicazione guidata,  mediante il quale un neofita può  facilmente creare automaticamente una pagina web  senza conoscere necessariamente il linguaggio HTMl; e però offre al contempo anche una parziale piattaforma di gestione autonoma.
Le piattaforme a pagamento consentono all’utente, che ha le necesssarie competenze,  di creare un blog in piena autonomia.  

L’enorme sviluppo del blog non accenna ad arrestarsi. Esso viene usato ormai da tutti. Infatti, non esiste il blog, ma  tante tipologie di blog: personale (il più diffuso), collettivo, di attualità, aziendale, politico, tematico, directory (raccolta di link su un argomento specifico), e ancora blog che pubblicano, anzichè testi, foto o audio o video, ecc.

Lo scopo  principale di questo articolo  è quello di esprimere qualche opinione o idea maturata in circa due anni di esperienza di blogger; in definitiva,  voglio descrivere come  io vedo  il blog, nella sua concretezza sperimentale ed evolutiva, per i suoi contenuti e le sue potenzialità, per i suoi possibili ruoli.

Il mio hobby preferito è il web. Lo coltivo da un paio di anni,  e  mi auguro di poterlo fare ancora, con l’aiuto del Cielo, fino alla partenza.
Utilizzando solo HTML  e CSS, ho costruito un sito web prevalentemente statico, Un prof, una panchina, in cui ipotizzo una panchina virtuale dove poter chiacchierare con chiunque lo desideri, tenendo presenti due temi di fondo ed un criterio.
h_mantonioni130_93Il primo tema è quello della incomunicabilità sociale dei nostri tempi, genialmente descritto nei suoi film dal regista Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 settembre 1912 – Roma, 30 luglio 2007).
Il secondo tema è questo: a parer mio, è bello tutto ciò che è fatto bene e che piace. Nel sito prendo a prestito ciò che ebbe a dire al h_jrejnolds95_124riguardo Joshua Reynolds (a destra un suo lavoro), pittore dell’800: “la bellezza, di cui tutti siamo alla costante ricerca, è generale ed intellettuale; essa risiede nella mente; l’occhio non la percepisce mai”.
Il criterio è quello della libertà intellettuale, che deve accompagnare ogni nostra ricerca.

Il blog è più duttile e flessibile del sito, e inoltre è  molto più interattivo. I social network puntano sul blog per favorire la comunicazione sociale.
Inoltre il blog, ma anche i forum, sono un ottimo strumento di autocritica.
Infatti, già su questo blog, ho detto che il mio  sito pecca di coerenza, per l’assenza iniziale di una corretta programmazione dei contenuti.  
Ad esempio, non si capisce la presenza di un  modulo di Merceologia alimentare, che sta lì semplicemente perchè lo avevo già disponibile da un  lavoro precedente.
Infine, anche a  livello tecnico, debbo trasformare il sito da pagine web statiche  a dinamiche. Ma il percorso è  lungo: ho imparato il linguaggio PHP; ora sto imparando Javascript studiando  il grosso lavoro open source delle  Google maps. Quindi, ristrutturazione generale sia  dei contenuti del sito che della loro presentazione, per migliorare  blog e sito, per perfezionare il proprio hobby.

 
La grande varietà dei contenuti della  blogosfera non deve poi meravigliare. Si tenga conto che la mente umana, come affermo nel mio articolo, non solo è estremamente complessa (la cosa più complessa dell’ Universo), ma ha  anche la caratteristica di essere specifica per ogni persona, per cui ogni essere vivente è un’ isola a se, irripetibile. Se poi si tiene conto che gli interessi cambiano con l’età,  che ci sono persone capaci di dedicarsi ad un solo hobby in tutta la loro vita, e altre invece che ne hanno parecchi, o che li cambiano, allora non deve meravigliare la sterminata varietà di argomenti presenti nei blog.
Personalmente, ho la tendenza a interessarmi anche di altri hobby per brevi periodi di  tempo, per poi tornare al mio hobby preferito; una specie di  vacanza, distrazione, ed anche un modo per condividere esperienze altrui.

La Cucina! Tutti siamo interessati alla Cucina.

Il sole a tavola
Il sole a tavola

Intanto, noi siamo ciò che mangiamo, nel senso che siamo fatti degli stessi nutrienti che ingeriamo con i cibi, dalla cui buona qualità dipendono in definitiva la nostra salute ed il nostro benessere.
Poi, ad un livello superiore, ci sono i sensi del gusto, dell’olfatto, della vista e del tatto, ed un piatto ben cucinato li deve soddisfare tutti.
Diciamolo pure. Ciascuno di noi, davanti ad un bel piatto, è un poeta inespresso. In definitiva, un Piatto di cucina, se è ben fatto e piace, è bello (volgarizzazione dell’aforisma di Joshua!).

 Ogni blogger è un’isola a se, ci sono tanti argomenti da condividere, e però ci sono ancora altri argomenti di cui dovremmo discutere, ma non in questo post che è già piuttosto lungo, se vogliamo contribuire alla crreazione di una blogosfera più evoluta.

Ora mia moglie, appassionata di cucina e discreta cuoca , ma non interessata al  web, e tanto meno al pc, mi sta chiamando per andare a pranzo.
Spengo il pc, e, avviandomi  verso la stanza da pranzo,  mi appresto coscienziosamente a verificare l’aforisma di Joshua Reynolds.

ricordo una partita di tennis…

gennaio 22, 2009
un doppio mitico

un doppio mitico

Ieri ho ricevuto una telefonata da Cecilia, un’amica che, in anni più verdi, talvolta incontravo quando si andava a giocare  a tennis da Nino, nostro comune amico, e proprietario di un bellissimo campo  in terra battuta.
All’epoca, eravamo  un bel gruppetto. Partite mitiche, accanitissime; se qualche volta non si riusciva  a giocare, comunque si stava lì assieme a chiacchierare, a seguire la partita in corso, o a organizzare  qualcosa, ad esempio una cenetta tra amici.
Insomma, bei tempi. Conservo ancora una foto in cui ricevo da Corrado Barazzuti una coppa  vinta assieme a lui nella finale amichevole di  un doppio di tennis. Quella estate Corrado villeggiava ad Agropoli, dove aveva i parenti di Barbara, la sua fidanzata, e veniva anche lui a Paestum  a giocare a tennis da Nino.
Così un giorno decidemmo quel doppio di tennis. Io giocavo con Corrado,  mentre i nostri  avversari erano Barbara, seconda categoria femminile, ed un impiegato di banca di cui non ricordo più il nome,  molto bravo, anche se dilettante. Insomma, il meno bravo ero io.
Lo ricordo ancora. Perdevamo 3 a 0, perchè entrambi gli avversari astutamente giocavano su di me, ed  io guardavo di sottecchi sia gli amici, che dai gradoni già commentavano e  preparavano gli sfottò di rito, e  sia  Corrado, cui sembrava non importasse un fico secco del risultato che si andava profilando.
Allora, durante una pausa, lo  chiamai in disparte, e gli dissi: “Corrado, guarda che se non fai qualcosa io e te si perde  6 a 0, ma  io quì perdo anche la faccia, perchè tutti sapranno,  a Paestum e anche a  Salerno,  che non sono stato capace di vincere nemeno con Barazzuti!  Però tu non credere  di farla franca. Gli sfottò di quelli (e feci cenno agli amici sornioni seduti  sui gradoni) arriveranno anche all’ EUR, dove tu ti alleni!”.
Capita l’antifona, Corrado reagì subito da campione, dicendomi: “Mettiti a fondo campo, molto a fondo campo, e  rispondi solo con pallonetti lunghi “.
Il pallonetto lungo è una palla alta che termina entro la linea di fondo campo; guai a farlo corto: l’avversario chiude rispondendo con una schiacciata al volo, un forte colpo sulla palla che scende senza aspettarne il rimbalzo.
Corrado, invece, si piazzò a centro campo, proprio all’incrocio delle linee interne del campo. La migliore strategia possibile in quel contesto: Corrado, numero due del tennis italiano (il primo era Adriano Panatta), sarebbe intervenuto su tutte le palle basse di entrambi gli avversari, io solo su quelle alte e lunghe.
Ora, nulla è semplice  nel tennis, neanche il pallonetto. 
Ricordo ancora il mio  primo pallonetto di quella partita. Ero perfettamente consapevole che quel primo pallonetto era decisivo per il buon esito del mio ruolo; nel tennis, è molto importante minare la fiducia dell’avversario al momento giusto! Allora,  stando a fondo campo, ricordo che mi piegai di lato sulle ginocchia,  la racchetta giù fin quasi a sfiorare il rosso della terra battuta,  gli occhi fissi sulla palla che arrivava, attento a prevederne la traiettoria di rimbalzo. Poi, al momento giusto, scattai su con il corpo  e colpii violentemente la palla in top spin. Carica di effetto rotatorio in avanti, la palla terminò la sua parabola appena un palmo prima della linea di fondo campo, e letteralmente  schizzò subito in alto e contro il viso del bancario, che ebbe solo il tempo di evitarla.
Se avessi fallito quel primo pallonetto, non avremmo avuto scampo. Entrambi gli avversari avrebbero giocato solo ed esclusivamente pallonetti su di me; infatti, come tutti sanno, è proprio nelle cosiddette partite di tennis amichevoli che il principio di Machiavelli – ‘il fine giustifica i mezzi‘ – trova la sua massima applicazione!
E’ facile immaginare il seguito della partita. Entrambi gli avversari tentarono, inutilmente,  di passare sui lati  Corrado con lungolinea veloci. E quando ritentarono su di me con i pallonetti, era ormai troppo tardi;  storditi dalle  bordate e dalle volè di Corrado da centro campo, sfiduciati, mi facevano pallonetti poco pericolosi, che io restituivo ai mittenti stando bene attento di farli lunghi e con effetto.  Quasi a fine partita,  disubbidendo a  Corrado, mi permisi persino il lusso di  una palla smorzata, che atterrò dolcemente subito dopo la rete, mentre entrambi gli avversari, aspettandosi invece il solito pallonetto, a piccoli passi veloci arretravano a ritroso verso fondo campo.
Risultato finale: 6 a tre, per noi.

Ma ritorniamo alla  telefonata di Cecilia. Mi dice di essere interessata   ad utilizzare il suo pc, di  cui non sa  assolutamente nulla,  e  però ha tanti amici con i quali vorrebbe mettersi in contatto, ma alcuni stanno parecchio lontano, come  uno a New York, a suo dire  grande esperto di cucina!
Mi chiede cosa ne penso di questa sua idea,  ed io le rispondo di si, tutto bene, e che anzi dovrebbe attivare subito un blog.
A questo punto, mi chiede se sono disposto ad insegnarle ad usare il pc.
Accetto.

Poi ho ripensato a questo fatto del blog, e credo sia il motivo principale per cui ho accettato di darle una mano. Credo anche che l’argomento blog è interessante, e perciò ne parlerò nel prossimo articolo.

Ancora sulla mente umana.

gennaio 19, 2009

Ho riletto ‘Riflessioni sulla mente umana’, nella sezione ‘La panchina’ del mio sito,  ripubblicato poi con il titolo ‘La mente umana’ anche su questo blog.
L’ articolo  è una breve descrizione scientifica, a carattere divulgativo,  dell’ oggetto mente umana.

A distanza di tempo, rileggendolo, sono rimasto deluso: in definitiva, mi sembra un articolo  mal sviluppato.
Il difetto maggiore consiste nell’aver messo troppi argomenti sullo stesso piano. Anche se ho infilato nelle tre schede gli argomenti a carattere preminentemente scientifico, sta di fatto che li ho richiamati quasi tutti nel corso del colloquio, e solo alla fine si percepisce a mala pena ciò che intendevo sottolineare.

Mi ero proposto il seguente  filo logico degli argomenti, sviluppati rispettivamente nella prima, seconda e terza scheda, e visualizzabili ai seguenti indirizzi:

  1. la cellula umana
  2. il cervello umano
  3. la mente umana

Denominatore comune delle tre schede: l’intelligenza della Natura, nel funzionamento ed evoluzione di queste tre entità.

Le considerazioni di fondo presenti nel colloquio sono da una parte la constatazione che man mano che si passa dalle strutture semplici (cellula, neurone) a quelle più complesse (zone del cervello, cervello) cresce il grado di indefinizione, che raggiunge il suo massimo appunto nel mistero della mente umana, e dall’altra la necessità di parlare della nostra mente per quello che è, e non per le sue manifestazioni.

Relativamente a quest’ultimo punto, occorre un breve chiarimento.
Tutti conosciamo la grande influenza sul destino dei popoli  di personaggi di eccezionale levatura  come Alessandro Magno, Cesare Augusto e Napoleone, influenza riconducibile al comune denominatore della eccezionalità delle manifestazioni delle loro menti; ed in particolare, in momenti di grandi disordini sociali, le manifestazioni tragiche della mente collettiva del popolo, come nella Rivoluzione francese.
Inoltre, nel campo dell’Arte e della Poesia, tutti conosciamo la grandezza delle opere  nate dalle menti geniali di  personaggi come Dante,  Shakespeare, Dostojevski, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Mozart,  e tanti altri, che hanno donato  all’umanità grandissimi capolavori, specchi magici della nostra anima, delle nostre passioni, dei nostri ideali …  della nostra mente, perchè in definitiva noi siamo, anzitutto e sopratutto,  la nostra mente.

Ciò che è  il nostro cervello è descritto nei trattati di Medicina, di Neurologia, e di tutte quelle branche relative a tale argomento.
Ora, i meccanismi che sono alla base del funzionamento del cervello sono tuttora per la maggior parte sconosciuti, per cui il cervello costituisce ancora oggi un mistero.
Inoltre, ancora non si sa se cervello e mente umana sono la stessa cosa; oppure (ed io sono per questa seconda ipotesi),  la mente umana è qualcosa che comprende il cervello ed ha estensioni al di là di esso (Sistema Nervoso Centrale); anzi,  se vogliamo tener conto di alcuni fenomeni paranormali e delle cosiddette percezioni extrasensoriali (PES), la mente umana potrebbe avere  anche estensioni al di là dello stesso corpo  in cui il cervello risiede.

Ma allora? Qual’è dunque il motivo principale dell’articolo?
Semplicemente questo: considerato che la Scienza non ha ancora sperimentalmente e scientificamente dimostrato, secondo i canoni galileiani, ciò che la mente è, un approccio più soddisfacente potrebbe essere quello di percepirne la potenza e la complessità mediante l’evocazione poetica.

A questo punto, il termine di paragone della mente umana  non poteva essere che l’ Universo.
La sola cosa che accomuna queste due entità è il loro mistero; per il resto, sono agli antipodi: complessa e piccola la mente, interminato e relativamente semplice l’Universo.
La mia scelta non poteva essere altrimenti: ‘L’ Infinito’, di Giacomo Leopardi.
Gli interminati spazi leopardiani definiscono poeticamente e scientificamente gli spazi dell’ Universo che oggi conosciamo: non  finiti, nè infiniti; … interminati, appunto!
Ma ancora più prodigiosa è la mente del Poeta che, percepito il mistero dell’Universo, rischia di restarne sopraffatta (‘ …ove per poco il cor non si spaura‘), ma poi, riconducendo quell’idea alla propria dimensione umana ( E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando), riesce a contenerla, e l’intelligenza poetica della sua mente  diventa parte dell’ intelligenza cosmica dell’Infinito (‘Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: ed il naufragar m’è dolce in questo mare’).

La mente del Poeta prodigiosamente è riuscita a contenere l’idea di un universo infinito, del quale essa stessa sente e accetta di essere parte.

Conclusione.
Ho ridefinito a me stesso gli ambiti dell’articolo, allo scopo di poterlo migliorare in  una possibile (ma non certa) riedizione.
Gradirei molto qualche consiglio.
Però, non chiedetemi perchè parlo di queste cose.
Io parlo anche di web, di Barak Obama, ma non toglietemi la libertà di esprimermi con i canoni dell’educazione della mia generazione (ho tre magnifici nipotini).
Anche se l’odierna filosofia ripudia di trattare di argomenti metafisici perchè irresolubili, il non trattarne affatto è ancora peggio: non ci fa sollevare gli occhi al cielo, sia esso considerato con la ‘c’  minuscola, o con quella maiuscola. E ciò, non ci arreca vantaggi, anzi…!

La mente umana.

ottobre 17, 2008
La mente umana e lInfinito

La mente umana e l'Infinito

La TV sta trasmettendo la puntata di Roberto Benigni sul canto XXXIII dell’Inferno, dedicato ai traditori; precisamente quello che tratta anche di Ugolino, conte della Gherardesca, fatto prigioniero dai Ghibellini e lasciato morire di fame assieme ai due figli e a due nipoti nell’ oscura cella di una torre, detta poi Torre della fame.
Queste le immagini che scorrono sul monitor: Benigni, sul palco illuminato; un mare scuro di spettatori attorno; sullo sfondo, la chiesa di Santa Maria Novella, bellissima, ed illuminata.
Siamo all’ultima parte della puntata, la lettura del Canto. Benigni si sta paragonando ad una umile candela, la cui luce sarà offuscata dall’irrompere del sole quando egli inizierà la lettura, essendo il Sole rappresentato dalla potenza evocativa delle parole – poesia tragica ed altissima – di Dante Alighieri.

Suonano. Apro a Gino, il mio amico della porta a fianco.

Gino
prof, la mia TV non funziona. Posso vedere Benigni sulla tua?

prof
Ma certo, accomodati! Per me è un piacere. Ci faremo compagnia.

Generalmente, quando si ascolta musica di Mozart, Verdi, Brahms, o si legge una poesia del Leopardi, o si assiste ad un evento straordinario come quello di stasera, la mente umana, non più inviluppata nei comuni fatti quotidiani, si libra leggera a maggiori altezze, libera di speculare sui temi più universali, e, fatto straordinario, riesce ad indagare anche su se stessa.
Considerando la genialità della mente di questi grandi giganti della storia dell’umanità, e mentre Gino ascolta Benigni che legge il Canto di Dante, mi metto a pensare al mistero della mente umana.
Gino nota la mia distrazione, e mi chiede a cosa sto pensando. E quì inizia una strana chiacchierata, di cui riporto quello che più ricordo, tra me e Gino (ndr. almeno inizialmente, per chiarezza di lettura, mi riferirò a quest’ultimo citandolo con il suo nome, o con il termine ‘amico
‘; a me stesso, con prof
).

Gino
Per te, che cosa è la mente umana?

prof
Penso sia l’insieme di alcune capacità del cervello, come l’intelligenza, la memoria, la coscienza, l’affettività; ma questi sono concetti astratti, che scientificamente non definiscono nulla.
Non credo si possa definire esattamente la mente, in base alle attuali conoscenze. D’altra parte, anche il cervello non è completamente conosciuto, però sono ben note alcune sue caratteristiche.

amico
Per caratteristiche intendi forse proprietà come ad esempio la complessità della sua struttura?

prof
Non solo complessità, ma anche specificità, e altro ancora.
Il cervello umano è certamente la cosa più complessa esistente sul pianeta Terra, e forse anche nell’universo, che è immenso, ma strutturalmente semplice, essendo in definitiva formato dalle molteplici combinazioni delle sue tre particelle stabili e fondamentali – il protone, l’elettrone, ed il neutrone – , e basta salire di qualche livello per avere la maggior parte delle sostanze di cui l’universo è costituito, e cioè sostanzialmente idrogeno, elio, e plasma.

amico
Alt! Sull’argomento, desidero fare una semplice chiacchierata, e non una discussione impegnata. E cioè, vorrei parlarne in termini semplici, giusto per ciò che potrebbe soddisfare la nostra curiosità, e che potrebbe al più esserci di aiuto a conoscere meglio noi stessi.

prof
Però tu dimentichi che queste cose che diciamo poi io le metto sul blog, ed il pubblico di Internet spesso è esigente, e non vuole solo opinioni e riflessioni, ma anche fatti, notizie.
E’ però possibile una soluzione di compromesso: procediamo per parole chiavi, una specie di rapida comunicazione telegrafica, cercando di chiudere rapidamente il cerchio.

amico
Ok, comincio io.
Quando si parla dell’origine delle cellule eucariote, e dell’ipotesi di Jacques Monod, e poi ancora del codice genetico e della sintesi delle proteine, mi sono chiesto se possa esistere una intelligenza della natura.

prof
Intelligenza della natura è una espressione forte, troppo impegnativa!
Però, non possiamo di certo negare che esistono in natura meccanismi intelligenti. La cellula stessa è come un sofisticatissimo laboratorio chimico automatizzato, il cui software è fornito da madre natura; ovviamente, non conosciamo il meccanismo con cui si è formata la prima cellula eucariota, perchè ciò equivarrebbe a conoscere l’origine della vita.
Se si tiene conto del DNA, della sintesi proteica, dell’origine delle specie naturali, e della differenziazione cellulare, noi ritroviamo scritti nel libro della natura tanti principi fondamentali delle scoperte umane. Quindi, in questo senso, la natura è intelligente.

Stringiamo. Se dico cervello, qual’è il mattone corrispondente?

Non c’è dubbio: neurone.
L’organismo umano è formato da almeno 200 tipi di cellule che hanno caratteri diversi e ruoli diversi.
Il neurone è uno di questi tipi. Come le comuni cellule, i neuroni hanno un nucleo, un citoplasma ed una membrana cellulare, e svolgono le stesse funzioni di una normale cellula, dalle quali però differiscono sostanzialmente per due aspetti: non si rigenerano; e, oltre alle normali funzioni della cellula standard, trasportano informazioni.

Andiamo piano. Ora stiamo correndo troppo! Che cosa intendi per trasporto dell’informazione?

Semplicemente questo: i neuroni trasportano tutte le informazioni necessarie dal corpo al cervello, e dal cervello al corpo.
Per esempio, se stai alla fine di una striscia pedonale e vedi un’auto che ti sta venendo addosso, il cervello trasmette all’apparato senso motorio tutti i segnali necessari a farti saltare sul marciapiedi; questi segnali sono diretti dal cervello al corpo. E mentre mi stai ascoltando, le informazioni che ti sto fornendo vengono memorizzate in una ben precisa posizione del cervello.
Quando invece mi comunichi qualcosa, sono interessate altre zone del cervello.
Lo scambio di informazioni avviene tramite segnali elettrochimici; il segnale è elettrico all’interno del neurone, ed è chimico (neurotrasmettitore) tra un neurone e quello adiacente. I neuroni sono provvisti di prolungamenti specializzati chiamati dendriti ed assoni, di sinapsi (strutture specializzate per la comunicazione) e di neurotrasmettitori (sostanze chimiche).

C‘è un punto che non mi è chiaro.
Quando è comparsa la prima cellula eucariota (circa 900 milioni di anni fa), essa faceva parte di un organismo molto semplice, i cui neuroni di conseguenza svolgevano un numero di funzioni certamente meno elevato di quello relativo ai neuroni dell’Homo sapiens (comparso appena 200 mila anni fa).
La domanda è questa: come si spiega l’aumento di complessità del neurone, se tutto di esso è scritto e sigillato nel suo DNA?

La risposta risiede in due parole chiavi: evoluzione delle specie, e differenziazione cellulare.
Poco fa, hai citato Jacques Monod. Nel suo famoso libro, ‘Il caso e la necessità‘, spiega tutto esaurientemente.

Abbiamo tralasciato la non rigenerazione dei neuroni. Se è proprio vero che i neuroni, a differenza degli altri tipi di cellule, non si rigenerano, allora dobbiamo dedurre che il loro numero dimuinisce nel corso della vita.

Purtroppo si. Ma mentre il numero dei neuroni diminuisce (ovviamente perchè muoiono per senescenza o altre cause), fortunatamente cresce il numero di collegamenti tra tutti i neuroni, specie in presenza di un’attività mentale. Si dice che il cervello è plastico.

Siamo giunti all’argomento principale: la mente umana.
Nell’antichità si pensava che sede delle funzioni mentali fosse il cuore. Poi si capì che tali funzioni – indifferentemente riferite alla mente come sinonimo anche di psiche o anima – risiedono almeno in buona parte nel cervello, in senso restrittivo, e più generalmente nel sistema nervoso centrale.
L’introduzione della Psicologia Scientifica Contemporanea (P.S.C., Wundth, anno 1878) determinò il nuovo orientamento verso quella che F. Lange efficacemente definì “psicologia senza l’anima”, divenuta – quest’ultima – esclusivo oggetto di indagine metafisica o filosofica, e quindi una entità ben distinta dalla mente. Ma pare che oggi il problema più scottante sia rappresentato dal fatto che si conoscono le funzioni della mente, si fanno delle ipotesi sulla loro localizzazione, ma sappiamo molto poco sui loro meccanismi.

Proprio così.
Quella della mente è una definizione astratta. Solo il progresso scientifico potrà darne, in un futuro che auspichiamo vicino, una corretta e completa interpretazione.
Ipotesi? Per carità, no! Internet è pieno di migliaia di ipotesi di ogni genere: filosofiche, teologiche, avveniristiche, fantascientifiche, ecc.; perciò, conviene lasciare il campo delle ipotesi a quelle menti geniali che aprono proficue scorciatoie alla ricerca scientifica. Riflessioni, si. Un tipo di approccio interessante potrebbe essere come si pone la mente umana di grandi personaggi di fronte al mistero dell’universo. Un altro approccio, fondamentale, potrebbe essere il contributo della poesia alla percezione dei grandi misteri, tra cui la mappa completa della mente umana e dei suoi meccanismi, e altri ancora, fino a quello, probabilmente irrisolubile, della vita, e di cosa c’è oltre di essa.

Mi fai ricordare il film di Stanley Kubrik, “2001: Odissea nello spazio”. Kubrik disse

di aver voluto rappresentare un’espressione visiva, che aggirasse la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’incoscio.

Odissea nello spazio

2001:Odissea nello spazio

Ricordo, infatti, il grande monolito nero (simbolo di una intelligenza cosmica?) che compare in ciascuno dei tre episodi del film, e la mente umana che lotta per la sopravvivenza contro quella artificiale di HAL. E poi ancora, i grandi silenzi in assenza d’aria, fuori dell’astronave, e sopratutto il viaggio spettacolare della navicella catapultata attraverso una specie di buco nero nello spazio e nel tempo. A parer mio, alcuni riferimenti, come ad esempio il monolito, ed altri ancorta, sono volutamente indefiniti, per aumentare quel sottile senso di angoscia e di paura, abbastanza palpabile da parte dello spettatore specie alla fine del film.

Io invece penso alla poesia “L’infinito”, di Giacomo Leopardi.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

La siepe e lInfinito

La siepe e l'Infinito

Di seguito, alcune riflessioni del Poeta sulla situazione psicologica in cui nacque l’ispirazione:

… La cagione è la stessa, cioè il desiderio dell’infinito, perchè allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione ed il fantastico sottentra al reale. L’anima si immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe , se la sua vista si estendesse da per tutto, perchè il reale escluderebbe l’immaginario.

Faccio solo rilevare quanto accennato sul ruolo della poesia, e della letteratura in genere (chi non ricorda gli scritti di Jules Verne), come anticipatrice o interprete di misteri come quello della mente umana.
Poche osservazioni. Mentre il film di Kubrik – come tu dici – è a tratti angosciante, la dolcezza dei versi nella poesia “L’infinito” permane immutata fino alla fine:

interminati spazi di là da quella, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura

Ma poi, si verifica il superamento dello spavento. Tutto è ricondotto alle quotidiane esperienze umane:

E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando…

La mente del Poeta, sentendosi parte del tempo – il “susseguirsi delle stagioni” – e dello spazio infinito, ad esso, provandone un piacere, si abbandona:

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio, ed il naufragar m’è dolce in questo mare.

La visione del Poeta è cosmica.
La complessità della sua mente riesce a contenere l’idea dell’universo infinito.
…………….
…………….

Poi mi sveglio.
La puntata di Benigni è finita.
L’amico Gino non c’è … ma è mai venuto?
Scherzi della mente, troppo complessa per essere compresa e descritta scientificamente, ed a mala pena percepita in circostanze come quelle di stasera.
Mi avvicino al balcone, e do uno sguardo giù. La luce gialla dei lampioni illumina vivamente la piazzuola sottostante e le due strade che vi confluiscono ad angolo retto. Nessun passante; uno scenario quieto, immobile, quasi irreale.
Domani mattina, tutto ritornerà come prima, con i soliti fatti quotidiani, rassicuranti.
Spengo il televisore, e vado a dormire.

Cicerone80.


Argomenti correlati (per approfondimenti):

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_la%20mente%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20cellula%20umana.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20il%20cervello%20umano.htm

http://digilander.libero.it/Cicerone80/P_popup%20la%20mente%20umana.htm

http://www.brainconnection.com/topics/?main=gal/cns-home

La cataratta

agosto 24, 2008

Ρeriodicamente accompagno mia moglie all’Ospedale San Leonardo dal dr. Salvatore Troisi per controlli generici e di prevenzionee alla vista. Ho pertanto il piacere di parlare con il mio illustre amico di tante cose interessanti. Sapendo della mia passione per Internet, poco tempo fa mi chiese: “Come si fa a pubblicare un articolo su Internet?”.
Ed io: “Mandami l’articolo via e-mail, e te lo pubblico immediatamente”.
L’articolo , chiaro ed interessante, assolutamente integro, è di seguito riportato.
Buona lettura.

  

A proposito di problemi di vista, si parla spesso di cataratta; cosa si intende esattamente con questo termine?

La cataratta consiste nella opacizzazione del cristallino con perdita parziale o completa della sua normale trasparenza. Il cristallino è una delle due lenti dell’occhio (l’altra è la cornea), che permette la focalizzazione delle immagini sulla retina.

         

 Perché si chiama così?
L’origine del termine cataratta è illustrata nel 1748 nelle “Opere chirurgiche” di Fabrizio d’Acquapendente: “La soffusione, così chiamata dai Latini, dai Greci hypochyma, dagli Arabi acqua, è anche chiamata volgarmente cataratta, prendendo questo nome da quelle porte saracinesche, che nelle città e nei castelli scendono dall’alto in basso ed impediscono il passaggio”.
I Greci ritenevano che si trattasse di una goccia di umore dell’occhio coagulato dietro l’iride; gli Arabi pensavano che questa goccia di umore provenisse dal cervello e coagulasse nell’occhio per la presenza di una temperatura più bassa.

 
Quali sono le cause della cataratta?

Il più delle volte l’opacamento del cristallino è legato semplicemente a fenomeni di invecchiamento (cataratta senile). Alcune forme sono congenite, come nel caso di malattie genetiche o di infezioni contratte dalla madre durante la gestazione, come la rosolia. La cataratta può derivare anche dall’abuso di alcuni farmaci, come il cortisone, e da eccessiva esposizione a radiazioni, comprese quelle della luce solare. E’ favorita inoltre da malattie metaboliche, come il diabete, da traumi oculari e da malattie infiammatorie dell’occhio.
Tutti questi fattori agiscono determinando una ossidazione delle proteine che costituiscono la struttura del cristallino, alterandone la caratteristica trasparenza.

 

 Dopo una certa età si verifica sempre la formazione di una cataratta?
Non obbligatoriamente. Vero è che a partire dalla sesta decade di vita il rischio di formazione di opacità della lente aumenta progressivamente con l’età, soprattutto nei soggetti che soffrono di diabete o geneticamente predisposti. Spesso si tratta di un processo lento che, almeno nelle prime fasi, non è associato a particolari sintomi, né a disturbi della vista rilevanti.

 

 Che cosa comporta la formazione della cataratta?
La cataratta determina una progressiva riduzione delle capacità visive e fastidiosi fenomeni di abbagliamento, in quanto ostacola il passaggio della luce all’interno dell’occhio. Nelle fasi iniziali può svilupparsi ipermetropia o miopia a causa di una deviazione dei raggi luminosi provocata dall’opacità; altre volte si verificano frequenti variazioni di un preesistente difetto visivo, con la necessità di cambiare più volte la correzione.
Nelle forme molto avanzate la vista si riduce fino a percepire soltanto luci ed ombre.

 

 Si tratta di una malattia molto  frequente?
E’ la prima causa di cecità curabile nel mondo. Si ritiene che oltre venti milioni di persone hanno perso la vista in seguito allo sviluppo di una cataratta, in particolare nelle popolazioni in via di sviluppo.

 

 Come viene diagnosticata?
La diagnosi viene effettuata in seguito ad un esame completo eseguito dallo specialista oftalmologo, che è in grado di differenziare la cataratta da altre malattie che provocano riduzione della capacità visiva, di valutare l’entità del problema e la presenza di eventuali altre patologie associate. Infatti, solo con una valutazione globale del quadro clinico è possibile formulare correttamente il piano terapeutico ed una indicazione prognostica.

 

 Qual è la cura?
L’unica terapia possibile della cataratta è la rimozione chirurgica e la sua sostituzione con un cristallino artificiale (lente intraoculare o IOL).Non esistono infatti farmaci o altre procedure in grado di ridare trasparenza e lucentezza ad un cristallino opacato.

 

 Come viene operata la cataratta?
Le tecniche operatorie hanno subito una costante evoluzione nel tempo.
Anticamente si effettuava semplicemente lo spostamento del cristallino catarattoso mediante la tecnica dell’”abbassamento” con un particolare ago metallico che veniva introdotto nel bulbo oculare attraverso la sclera. In questo modo il cristallino veniva fatto scivolare nella camera posteriore dell’occhio, in modo da portarlo al di fuori del percorso dei raggi luminosi, che però giungevano sfuocati sulla retina in quanto veniva meno l’effetto di questa potente lente convergente. E’ facile immaginare come questo intervento esponesse a gravi complicazioni infettive, sia per le modalità di esecuzione,  sia per le reazioni infiammatorie indotte da un tessuto alterato deposto in una sede atipica. Il passo successivo è stato quello di asportare la cataratta in toto, assieme alla capsula che l’avvolge. Questa tecnica, detta “intracapsulare”, è stata proposta per la prima volta da Daviel nel 1748. Nel secolo appena trascorso c’è stato l’avvento della metodica “extracapsulare”, che prevede la conservazione di parte della capsula che normalmente avvolge il cristallino. In questo modo è possibile l’inserimento al di dietro dell’iride di un cristallino artificiale, in grado di ripristinare la corretta focalizzazione dei raggi luminosi sulla retina.
Negli ultimi anni si è imposta la tecnica di “facoemulsificazione”, mediante l’uso di una sonda ad ultrasuoni, che frantuma ed aspira la cataratta attraverso una piccola incisione. Con questa tecnica è stato possibile ridurre i tempi dell’intervento, il rischio di complicazioni e l’ampiezza dell’incisione, che può essere inferiore a tre millimetri ed autosigillante, senza necessità di sutura. Viene quindi inserita una lente intraoculare pieghevole (vedi immagine), perfettamente tollerata dall’occhio, con riabilitazione ottimale della funzione visiva e minima invasività.

 

 L’intervento può comportare  complicanze?
Non esistono interventi esenti da complicazioni. Con le attuali tecniche, l’intervento è da considerarsi abbastanza sicuro e può essere eseguito anche in day surgery o in regime ambulatoriale. Complicanze intraoperatorie (rottura capsula posteriore, prolasso irideo, prolasso vitreale, caduta di frammenti di cataratta nel vitreo, emorragie coroideali, ecc.) possono verificarsi soprattutto nelle cataratte complicate da altra patologia e sono in genere dominabili dal chirurgo mediante appropriate manovre. Complicanze post-operatorie, quali l’ipertono, l’edema corneale e le infezioni endobulbari, possono presentarsi anche dopo un intervento eseguito a regola d’arte.
Queste evenienze sono generalmente rimediabili soprattutto se diagnosticate ed affrontate tempestivamente. Tuttavia, in una minima percentuale di casi le complicanze più serie possono condurre anche alla perdita della funzione visiva.

 

 Quando operare?
Ovviamente non tutti i pazienti affetti da cataratta necessitano di un intervento chirurgico. La maggior parte dei casi presenta una lenta evoluzione che non provoca significativo deterioramento della visione per molti anni.
L’intervento va effettuato quando l’entità dell’opacamento del cristallino interferisce con la visione al punto da ostacolare l’espletamento delle normali attività. Oggi non si attende più la cosiddetta “maturazione” della cataratta, che, al contrario, comporta maggiori difficoltà nella emulsificazione del cristallino con la tecnica ad ultrasuoni; la indicazione chirurgica viene posta in base ad una valutazione globale e soprattutto in considerazione delle difficoltà incontrate dal paziente.

 

 E’ possibile effettuare una prevenzione specifica?
Non è possibile evitare in senso assoluto la formazione della cataratta.
La protezione dai raggi ultravioletti con lenti ad alto potere filtrante in caso di eccessiva esposizione ai raggi solari ed una alimentazione ricca di vitamina C ed E ed altri fattori antiossidanti sembra comunque rallentare la progressione della malattia
.
Dottor Salvatore Troisi
Specialista in oftalomologia

Segnalo un altro interessante e recentissimo articolo del dr. Salvatore Troisi  pubblicato su un giornale cittadino, e visualizzabile cliccando sul seguente indirizzo:  http://www.oltrenews.it/notizie_alvist.html
Nota: la prima delle due immagini è stata presa da Google Immagini, mentre la seconda al seguente indirizzo (cui si rinvia per un approfondimento sulla tecnica chirurgica): http://www.vedo.net/src/catarattachir.html

Food Court Musical- Napkin Song

giugno 15, 2008

Segnalo a Gianluca, giovane laureando in informatica, nipote di mia moglie e amico mio, questo divertente video, affinchè lo faccia vedere anche alla sua compagna – che si dice sia una bella ragazza, non meno di lui! – e che però ancora non mi è stata presentata.

 

Qualche info.
La scena si svolge al food court (punto di ristorazione) del Centro Commerciale Baldwin Hills, ubicato in una zona centrale di Los Angeles. L’ autore, che compare alla fine del video nell’atto di dare alla cassiera il tovagliolo, è Charles Todd, e la sua organizzazione è la Improv Everywhere ( http://it.youtube.com/user/ImprovEverywhere ).
Questo video è il risultato di una perfetta collaborazione tra Charles Todd ( http://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Todd ) e la Direzione del Baldwin Hills.
Bravissimi gli agenti-attori del video (la simpatica cassiera, l’uomo mostarda, la mamma seduta tra i clienti che mangiano,  il custode che scopa,  la guardia di sicurezza), che in un crescendo buffo e divertente chiedono tutti, cantando, un  …napkin, please!
Per i dettagli, vai a:
http://improveverywhere.com/2008/03/09/food-court-musical/

Non credo che ai food court di Torino (Le Gru) e Manchester si facciano tali tipi di show. Noi europei siamo più smaliziati degli americani, che invece sono un pò bambinoni; e poi, il livello di gradimento del video in questione varia da persona a persona: mia moglie, per la verità,  si è poco entusiasmata, e invece a me  è piaciuto molto, sopratutto per  la scelta della canzone, per il buon gusto con cui è stata eseguita, e per l’ottima riproduzione musicale. 
Ad ogni buon conto, a chi è piaciuto il video (e ha qualche difficoltà, com nel mio caso, nel capire la pronunzia inglese) fornisco anche uno stralcio del testo della canzone.

“CAN I GET A NAPKIN (PLEASE)”
BY SCOTT BROWN & ANTHONY KING
INT. FOOD COURT OF BALDWIN HILLS MOLL, LOS ANGELES (CALIFORNIA).

Una ragazza alla cassa (CASHIER) aiuta un cliente ad aprire una limonata dall’altra parte del banco, poi comincia a cantare.
(NOTA: Tutte le scritte in MAIUSCOLO sono  CANTATE; il resto è PARLATO.)

CASHIER
DIET SODA
SPILT ACROSS THE COUNTERTOP
THERE’S ICE AND SODA EVERYWHERE NOW
I GOTTA CLEAN IT UP!
(Parte il fondo MUSICALE – la CASSIERA salta sul banco).
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?    
(lei butta in aria alcuni napkins, cioè “tovaglioli” )
I’M GONNA NEED SOME JUST LIKE THESE
I’VE GOT THREE OR FOUR
BUT I MIGHT NEED MORE
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?!
L’uomo MOSTARDA (MUSTARD GUY), che sta seduto ad un tavolo attiguo al food court, inizia a cantare.
MUSTARD GUY
Aw man!
CAN I GET A NAPKIN TOO, BY CHANCE?
I HAVE SPILLED SOME MUSTARD ON MY PANTS
WHAT A PAIN!
IT’S A SHAME!
THIS IS PROBABLY GONNA STAIN
IF I DON’T GET A NAPKIN
CASHIER
WE BOTH NEED NAPKINS THAT’S A FACT
MUSTARD GUY
That’s true!
IT’S NAPKINS THAT WE LACK
CASHIER
WE’RE AGREED
WE’RE IN NEED
MUSTARD GUY
ON OUR KNEES WE HUMBLY PLEAD
MUSTARD GUY (CONT’D)
CAN WE GET A NAPKIN PLEASE!
CASHIER & MUSTARD GUY
(they start going up to people
individually)
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?
I PROMISE THAT I’M NOT WASTING TREES
CASHIER
I’LL TAKE ONE FROM YOU
MUSTARD GUY
AND THAT HOT GIRL TOO
CASHIER & MUSTARD GUY
CAN I GET A NAPKIN PLEASE?
From nearby in the food court, we hear from a MOTHER with her baby (fake?).
MOTHER
I need a napkin!
I’VE GOT AN INFANT IN MY ARMS
AND I DON’T MEAN TO RAISE ALARM
SHE JUST HURLED
ON MY PEARLS
SHE’S MY DARLING LITTLE GIRL
BUT CAN I GET A NAPKIN?
Un PORTIERE ( JANITOR, custode) lì vicino entra in azione. Sta scopando.
JANITOR
I’M THE JANITOR
THE WORKING MAN YOU ALL IGNORE
MOPPING UP THIS DIRTY FLOOR
BOY, MY LEFT FOOT SURE IS SORE
JANITOR (CONT’D)
AND I
JUST WANT A CHANCE
TO SHOW THE WORLD
THAT I CAN DANCE
CASHIER, MUSTARD GUY & MOTHER
I JUST WANT THE
CHANCE TO SHOW THE
WORLD
DANCE BREAK!
JANITOR balla con il suo moppo (scopa di filacce). MOTHER balla con il suo bambino (fantoccio?).
………………………………………………..
……………………………………………….

SECURITY GUARD parts the singing crowd.
SECURITY GUARD
What’s goin’ on here?
CASHIER
We need more napkins!
Una pausa di tensione.
SECURITY GUARD
I’m on it.
(he speaks into the walkie-talkie)
GET ME SOME NAPKINS UP HERE STAT
THE UPPER FOOD COURT’S WHERE I’M AT
(to crowd)
LISTEN UP
GIRLS AND GUYS
I AM AUTHORIZED
TO SEARCH YOU FOR NAPKINS
ALL
PLEASE GIVE US NAPKINS!
………………………………………
……………………………………..
ALL
CAN WE GET A NAP
CAN WE GET A NAP
They all form some sort of giant chorus line.
ALL MEN
CAN WE GET A NAPKIN PLEASE?
ALL WOMEN
WE LOVE THEM!
ALL MEN
WE PROMISE WE’RE NOT WASTING TREES
ALL WOMEN
TREES! TREES!
They lift the CASHIER over there heads and carry her towards her counter.
MALL WALKERS (CONT’D)
ALL
THIS CASHIER
RIGHT HERE
NEEDS ASSISTANCE, THAT IS CLEAR
CAN SHE GET A NAPKIN…
CHARLIE TODD le porge un tovagliolo.
CHARLIE TODD
Here’s a napkin.
CASHIER
PLEASE!
Ciascua persona si allontana dal gruppo disperdendosi per il Centro. La CASHIER ritorna al suo lavoro.

Voci correlate:
http://en.wikipedia.org/wiki/Food_court
http://www.igigli.it/Index.aspx?idmenu=2561
http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Trafford_Centre.jpg